“Spiderhead”: tra etica scientifica ed esagerazioni hollywoodiane

Il film di Joseph Kosinski parte da buone intuizioni ma si perde tra stereotipi e retorica

Un film di Joseph Kosinski. Con Chris Hemsworth, Jurnee Smollett-Bell, Miles Teller, Nathan Jones, Tess Haubrich. Azione, 106′. USA 2022

In un futuro prossimo, la struttura carceraria detta Spiderhead è in realtà un centro di ricerca, che offre ai detenuti un ambiente rilassato dall’architettura e dal design persino raffinati, con tanto di libertà di muoversi all’interno dell’edificio. In cambio di tutto questo, i carcerati si sottopongono agli esperimenti del dottor Steve Abnesti che, attraverso un apparecchio applicato alla schiena, somministra loro varie droghe con effetti sul comportamento. Si spazia da sostanze che magnificano le percezioni e la loquacità ad altre che sanno replicare persino il sentimento dell’amore o la più cupa depressione… ma qual è il fine ultimo di questi test?

 

Esiste un limite oltre il quale la scienza non dovrebbe spingersi? Uno scienziato o un medico che sfidi le leggi della natura è un folle o un geniale visionario? E ancora, sarebbe eticamente ammissibile sottoporre i detenuti a dei trial medici sperimentali come pena alternativa al carcere?

Domande che negli anni sono state al centro del dibattito pubblico ma anche di film, libri e serie televisive a partire da “Frankenstein” di Mary Shelley. E che la pandemia e la necessità di concentrarsi sulla ricerca per trovare vaccini e cure in tempi rapidi hanno riportato in auge.

Il filmSpiderhead” di Joseph Kosinski, disponibile su Netflix dal 17 giugno, va valutato all’interno di questo complesso contesto storico, sociologico ed etico.

La sceneggiatura partiva da alcune idee sulla carta molto interessanti: il controllo delle emozioni tramite farmaci e lo sfruttamento del senso di colpa dei detenuti per renderli perfette cavie perfette da laboratorio. Sarebbe bastato dare al racconto un taglio introspettivo e scegliere quale elementi approfondire…

Invece gli sceneggiatori hanno rinunciato quasi subito a questa opzione, virando su un intreccio piuttosto stereotipato e retorico, e su personaggi poco sviluppati a livello psicologico e caratteriale. Anche la scelta di puntare su Chris Hemsworth per il ruolo dello scienziato visionario, potenzialmente intrigante, è un mezzo buco nell’acqua: il bellone di Hollywood si dimostra infatti monocorde nella recitazione e poco credibile.

“Spiderhead” è un’occasione persa sotto ogni aspetto; un film che avrebbe potuto dire qualcosa di nuovo su argomenti attuali come l’etica medica e le derive pericolose che la ricerca può prendere quando incontra il mero business, ma che si limita a intrattenere – soprattutto il pubblico femminile, visti i protagonisti.

Se dobbiamo cercare una morale in questo pasticcio, potremmo dire che le emozioni regolano e sovrastano in molti casi l’intelletto e la razionalità umane. E finché queste non saranno controllate per l’uomo c’è speranza di redenzione, e di provare sentimenti sinceri.

 

Il biglietto da acquistare per “Spiderhead” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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