“Stanlio e Ollio”: un sodalizio artistico che ha fatto la storia del cinema

John C. Reilly e Steve Coogan maestosi nel biopic di Jon S. Baird che racconta gli ultimi anni del duo

Un film di Jon S. Baird. Con John C. Reilly, Steve Coogan, Danny Huston, Shirley Henderson, Nina Arianda. Biografico. USA, Gran Bretagna 2018

Nel 1953, Stan Laurel e Oliver “Babe” Hardy partono per una tournée teatrale in Inghilterra. Sono passati sedici anni dal momento d’oro della loro carriera hollywoodiana e, anche se milioni di persone amano ancora Stanlio e Ollio e ridono soltanto a sentirli nominare, la televisione sta minacciando l’abitudine culturale di andare a teatro e molti preferiscono andare al cinema a vedere i loro capolavori del passato oppure i nuovi Gianni e Pinotto, piuttosto che scommettere sulle loro esibizioni in teatrini di second’ordine. Eppure i due vecchi compagni di palcoscenico sanno ancora divertirsi e divertire, e la tournée diventa per loro l’occasione di passare del tempo insieme, fuori dal set, come non avevano mai fatto prima, e di riconoscere per la prima volta il sentimento di amicizia che li lega.

 

Nel raccontare l’amicizia e il rapporto tra Stan Laurel e Oliver Hardy, in arte Stanlio e Ollio, il biopic omonimo di Jon S. Baird riesce nell’impresa non facile di evitare la mera parodia di questo indimenticabile duo comico che ha fatto la storia del cinema. E già questo è un successo.

Il film si concentra su due momenti della vita di Stan e Oliver: il 1953, anno in cui il duo comico è all’apice del successo ma le prime divergenze cominciano a farsi strada tra i due, e il 1969, sedici anni dopo, quando i due sono impegnati nell’ultimo tour nei teatri inglesi e irlandesi, inseguendo la chimera di un fantomatico film su Robin Hood.

A livello narrativo, “Stanlio & Ollio” compie una serie di scelte non sempre efficaci. L’uso del time forward e del flash black in alcuni punti, ad esempio, non sembra essere particolarmente determinante ai fini della trama o della caratterizzazione dei personaggi.

Tuttavia, il fatto di mettere sempre la cinepresa davanti a Stan e Oliver, inquadrando il pubblico e i personaggi che gravitano loro attorno o si trovano alle loro spalle, e investigando anche il dietro le quinte del loro rapporto apre a una prospettiva inusitata sulle loro vite che crea sicuramente curiosità in chi guarda.

Così facendo, il film schiva brillantemente il rischio di cadere nella mera auto-celebrazione e riesce invece a proporsi come un’indagine su tutta una serie di ombre tragicomiche che spesso si celano dietro ai “grandi clown” della storia di Hollywood.

La riuscita del film si deve però in gran parte al lavoro straordinario dei due attori protagonisti. John C. Reilly (Oliver) e Steve Coogan (Stan) offrono una prova convincente, tenendosi lontano dal diventare macchiette e appropriandosi dei rispettivi personaggi. Entrambe le interpretazioni aprono uno scorcio sul rapporto tra i due attori, che è poi il punto focale della pellicola.

A controbilanciare il tutto, sorprendente è Rufus Jons, nei panni dell’impresario Bernard Delfont, che riesce a dare al film tutta la comicità di cui ha bisogno.

L’ultima parola su un film però, si sa, spetta al pubblico. Ed è osservando le razioni alla fine della proiezione che si può avere un’idea su quanto il progetto di Jon S. Baird sia vincente. Tre le poltrone c’è chi ride di cuore, che ripensa alla sua infanzia, chi scopre il fascino di Stanlio e Ollio per la prima volta. Tutti, bene o male, sono stati riportati indietro nel tempo. E questo è già un grande risultato.

 

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