“Takeaway”: una riflessione intensa sullo sport e la competizione

Carlotta Antonelli magistrale nel film di Renzo Carbonera, presentato ad Alice nella città

Un film di Renzo Carbonera. Con Libero de Rienzo, Carlotta Antonelli, Primo Reggiani, Paolo Calabresi, Anna Ferruzzo. Drammatico, 95′. Italia 2021

Maria è una giovane marciatrice desiderosa, con il sostegno del padre, di affermarsi nel mondo dell’atletica. Il suo compagno Johnny, che ha quasi il doppio dei suoi anni, un preparatore atletico radiato per utilizzo di sostanze dopanti, la convince ad assumere dei prodotti chimici realizzati clandestinamente da una persona che conosce e che li vende a caro prezzo. Maria, progressivamente, entra in conflitto con se stessa, anche dopo aver conosciuto “Tom”, un atleta che cerca Johnny, responsabile, a suo dire, di avergli rovinato carriera e salute.

 

L’importante non è vincere, ma partecipare, frase erroneamente attribuita al barone Pierre de Coubertin, fondatore dei Giochi Olimpici moderni, per molti atleti ha rappresentato e rappresenta il senso più profondo di ogni agone sportivo.

Certo la medaglia d’oro, il gradino più alto del podio, la coppa fanno gola a tutti. Ma in un mondo fatto di sacrificio, passione e volontà come quello sportivo riconoscere il primato del “migliore” dovrebbe far parte del gioco. Così come lottare onestamente per vincere. 

Dovrebbe, appunto. Oggi il mondo dello sport è dominato, quasi uniformemente, dal dio denaro e dagli sponsor, che hanno trasformato lo spirito originario della competizione “pulita” in una lotta all’ultimo sangue, dove tutto è lecito, purché non venga scoperto.

I casi di doping venuti alla luce, in questi anni, sono stati molti, da quello eclatante legato al ciclista americano Lance Armstrong a quello più controverso del marciatore italiano Alex Schwazer. E la piaga dell’aiutino farmacologico non ha risparmiato neppure il mondo del dilettantismo, con la salute degli atleti messa pericolosamente in secondo piano…

Il nuovo film di Renzo Carbonera, presentato ad Alice nella città in autunno e adesso in uscita al cinema, è iconico a partire dal titolo. “Takeaway” evoca infatti immagini di cibo da asporto, ritirato in negozio e pronto da consumare a casa. Solo che in questo caso non parliamo di hamburger e patatine, ma di steroidi, anabolizzanti e altre sostanze dopanti.

Come già successo con il convincente “Resina” del 2018, il regista torna ad analizzare la realtà di un microcosmo, una piccola comunità di provincia, dove le possibilità di successo sono poche e la crisi economica del 2008 sta iniziando a mordere.

Lo sport è uno dei modi possibili per fuggire dall’opprimente e noiosa quotidianità. Lo sa bene Maria, magistralmente interpretata da Carlotta Antonelli, giovane promessa della marcia.

A causi di alcuni problemini fisici ha dovuto mettere la sua carriera sportiva in pausa e per adesso gestisce un rifornimento di benzina insieme al compagno Johnny, ex preparatore atletico, radiato a vita per utilizzo di sostanza dopanti. I due sognano di rimettersi in pista, sostenuti anche dal padre di lei, che non teme di impegnarsi economicamente, per i “trattamenti” necessari alla figlia.

Libero De Rienzo, nell’ultimo ruolo da coprotagonista, regala al pubblico un personaggio ricco di sfumature, amorale, cinico, spregiudicato. Il suo Johnny rappresenta il lato oscuro dello sport, un uomo che sogna fisicamente la rivalsa. Una performance che dimostra la sua poliedricità e il suo talento, e che rende ancora più forte il dolore per la recente scomparsa.

“Takeaway”, con la sua sceneggiatura essenziale ma potente, è al contempo un noir sportivo e la storia di un amore malato, ma riesce anche a mettere in evidenza la crisi e le contraddizioni insite nel mondo dell’atletica amatoriale, popolata, anche, da personaggi discutibili.

La ribellione finale di Maria contro l’amato compagno, il suo sussulto di moralità, da una parte attesta come si possa sempre trovare la forza di opporsi, dall’altra che una persona che consiglia di “barare”, a discapito della salute, magari, difficilmente potrà essere un buon compagno di vita.

 

Il biglietto da acquistare per “Takeawy” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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