“Tapirulàn”: un esordio coraggioso, che racconta la solitudine odierna

Claudia Gerini regista e protagonista di un dramma attualissimo, con ottime premesse

Un film di Claudia Gerini. Con Claudia Gerini, Claudia Vismara, Stefano Pesce, Maurizio Lombardi, Corrado Fortuna. Drammatico, 100′. Italia 2022

Emma fa la consulente psicologica online, e tiene le sue sedute mentre corre sul suo tapis roulant perché, dice, l’aiuta a mettere a fuoco le idee, in una forma di allenamento mentale che è anche “disciplina e rigenerazione”. In realtà quella corsa è anche una fuga da se stessa, e occuparsi dei problemi degli altri è un modo per non dover affrontare i propri. Dunque Emma dà consigli a un ossessivo compulsivo, un padre inconsolabile, una moglie picchiata dal marito, un ragazzo gay e un altro affetto da attacchi di panico, ma non sa darsi il suggerimento giusto. E quando la sorella minore Chiara la raggiunge online con una notizia dolorosa, per Emma è più facile interrompere la conversazione che rimanere in ascolto.

 

Esordio alla regia dell’attrice Claudia Gerini, che nel film interpreta anche la protagonista, “Tapirulàn” racconta la storia di Emma, una consulente psicologica online che cerca di risolvere i problemi dei suoi clienti da remoto. Mentre percorre centinaia di chilometri su un macchinario iper-tecnologico.

La donna passa le giornate nel suo appartamento, lavorando e correndo incessantemente. La sua routine e il suo – precario? – equilibrio vengono spezzati quando, dopo 26 anni di assenza, ricompare la sorella minore Chiara, con una notizia dolorosa. 

Ambientato quasi interamente in un unico ambiente, “Tapirulàn” è costruito su un soggetto interessante, che si ricollega per certi versi al senso di alienazione e solitudine che molti hanno vissuto in questi anni di pandemia. Emma è come intrappolata in un vuoto, e a niente le vale correre senza sosta.

Claudia Gerini è convincente nella doppia veste di regista e protagonista, almeno per una buona metà del film. A lungo andare, però, la serie di clienti che si collegano e si interfacciano con la protagonista in videochiamata risulta quasi ridondante, e i temi affrontati, nonostante la loro attualità (si spazia dalla depressione alla violenza sulle donne, dall’elaborazione del lutto al bullismo), resi con superficialità.

Nonostante le buone premesse e le molte idee, insomma, “Tapirulàn” finisce per rimanere prigioniero della sua stessa narrazione. I dialoghi risultano artificiosi, il finale affettato e troppo “spiegato”. Rimane il tentativo coraggioso di Claudia Gerini di essersi messa alla prova provando a percorrere strade nuove per la nostra cinematografia recente.

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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