“Taranta on the road”: un piccolo film ibrido che racconta il presente con ironia

I percorsi di Amira e Tarek, in fuga dalla Tunisia, e di una band in cerca di successo si intrecciano tra speranze e buoni sentimenti

di Alberto Leali

 

Un film di Salvatore Allocca. Con Alessio Vassallo, Nabiha Akkari, Bianca Nappi, Helmi Dridi, Nando Irene. Commedia, 80’. Italia, 2017

 

All’indomani della Primavera Araba del 2011, due migranti tunisini, Amira (Akkari) e Tarek (Dridi), raggiungono su un barcone la costa salentina.

Qui incontrano una band spiantata in cerca di successo, composta dai musicisti di pizzica Giovanni (Cupaiuolo), Luca (Vassallo) e Matteo (Aita), che li aiuterà a sfuggire alla polizia e a raggiungere la Francia, dove sognano un futuro migliore.

Partendo dall’attualità, “Taranta on the road” di Salvatore Allocca racconta, attraverso una commistione di generi che va dal road movie alla commedia, dal dramma sociale al film musicale, temi di respiro universale come la necessità di rischiare per aprirsi ai sentimenti e alla realizzazione.

Il regista e sceneggiatore mette a confronto due percorsi di vita apparentemente diversi, ma in realtà molto simili: quello di Amira e Tarek, che abbandonano la terra e la famiglia d’origine per inseguire il loro sogno di emancipazione, ma che sono incapaci di ascoltare i propri sentimenti, e quello dei tre musicisti che, cercando un successo che non arriva, hanno dimenticato di assaporare la vita e di essere se stessi.

Sfruttando la bellezza degli scenari pugliesi, illuminati da una fotografia che utilizza il più possibile la luce naturale, “Taranta on the road” è caratterizzato da una leggerezza di tono che rende la vicenda, spesso drammatica, gradevole e divertente.

Nabiha Akkari (Amira) in una scena del film. Taranta on the road (2017)

Perché i suoi personaggi in fuga, assaliti dall’incertezza e dalla paura del futuro, superano i loro limiti proprio grazie al sorriso, all’umanità e a una solidarietà che, nonostante tutto, ancora esiste.

E così il loro bizzarro vagabondaggio diviene salvifico o, più specificamente, metafora di un percorso identitario.

Un film pieno di speranza e di buoni sentimenti, semplice e lineare nei messaggi, ma non sempre esente da stereotipi, pur avendo il merito di non risultare mai troppo fastidiosamente forzato.

Convincenti gli attori, sia i protagonisti che i comprimari (c’è anche un cameo dei salentini Sud Sound System) e scattante il ritmo, nel suo continuo susseguirsi di battute, suoni e colori.

Un piccolo film, ibrido ed efficacemente ironico, che avrebbe, però, necessitato di una sceneggiatura più forte per imporre la propria personale visione del mondo. Così com’è, risulta infatti un po’ troppo semplicistico e naïf.

 

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