“Tenebre e ossa”: recensione del romanzo di Leigh Bardugo

La trilogia GrishaVerse, edita da Mondadori, si apre in modo piacevole anche se prevedibile

Questa volta, prima di imbarcarmi nella lettura di Tenebre e ossa, esordio della trilogia GrishaVerse di Leigh Bardugo, da cui è parzialmente tratta l’omonima serie Netflix, avevo fatto “i compiti a casa”, leggendo un paio di recensioni online – ovviamente evitando gli spoiler sulla trama.

Volevo avere un’idea preliminare di cosa aspettarmi da questo fantasy young adult ambientato in una terra misteriosa che si ispira alla Russia degli zar, perché capita spesso che certi romanzi siano pensati per un pubblico giovane e lascino perplessi gli “adulti”. Non volevo brutte sorprese, ecco.

Ma in questo caso, devo dire che “Tenebre e ossa” mi ha sorpreso in positivo, e non ho riscontrato neppure i difetti di cui avevo letto nei commenti – magari altri sì, ma quelli in particolare no…. Ma andiamo con ordine.

L’orfana Alina Starkov non ha grandi ambizioni nella vita, le basterebbe fare al meglio il suo lavoro di apprendista cartografa nell’esercito di Ravka, un tempo nazione potente e ora regno circondato dai nemici, e poter stare accanto al suo amico Mal, il ragazzo con cui è cresciuta e di cui è innamorata. Ma il destino ha in serbo ben altro per lei.

Quando il loro reggimento attraversa la Faglia d’Ombra, la striscia di oscurità quasi impenetrabile che taglia letteralmente in due il regno, lei e i suoi compagni vengono attaccati dagli spaventosi e letali volcra. E proprio nel momento in cui Alina si lancia in soccorso di Mal, in lei si risveglia un potere enorme, come una luce improvvisa e intensa in grado di riempirle la testa, accecarla e sommergerla completamente.

Subito viene arruolata dai Grisha, l’élite di creature magiche che, al comando dell’Oscuro, l’uomo più potente di Ravka dopo il re, manovra l’intera corte. Alina, infatti, è l’unica tra loro in grado di evocare una forza talmente potente da distruggere la Faglia e riunire di nuovo il regno, dilaniato dalla guerra, riportandovi pace e prosperità.

Ma al sontuoso palazzo dove viene condotta per affinare il proprio potere niente è ciò che sembra e Alina si ritroverà presto ad affrontare sia le ombre che minacciano il regno, sia quelle che insidiano il suo cuore. 

Tenebre e ossa” è un classico primo capitolo di una serie, un romanzo molto “presentativo”, se mi passate il termine, dove vengono disposte le carte in tavola e presentati i giocatori, prima di dare il via alla partita vera e propria.

La parte centrale, ambientata al Piccolo Palazzo, è molto lunga. Anche se scoprire dettagli sui Grisha, sui loro poteri, sul loro modo di vivere dal punto di vista della neofita Alina ha un che di intrigante, per pagine e pagine non si fa che domandarsi: e allora? Aspettando che succeda qualcosa, che la storia si mette in moto, che si presenti “un nemico”. Insomma, qualcosa.

Poi, in effetti, qualcosa succede – anzi succedono molte cose. Nella parte finale sono concentrati colpi di scena, cambi di ambientazione, momenti emotivamente molto forti. Ho apprezzato soprattutto il modo in cui l’autrice ha deciso di gestire Alina e la sua “presa di coscienza” dentro la Faglia. Molto spesso “i buoni”, nei libri, si comportano solo e sempre in modo impeccabile e retto, facendo sempre la scelta migliore per tutti. Alina, invece, fa qualcosa di terribile, per molti versi, ma si dimostra umana e credibile. E sorprendente, anche, che per un personaggio come questo, che a tratti sembra un pochino infantile e preda delle sue emozioni, non è male.

Nonostante Alina non sempre mi sia piaciuta, non l’ho trovata nemmeno una banderuola come avevo letto in altre recensioni, “innamorata” ora di questo, ora di quello. Certo, cade vittima del fascino dell’Oscuro, in modo abbastanza prevedibile. Però non si ha mai la sensazione che abbia dimenticato Mal, e in realtà nemmeno che abbia perso se stessa.

Alina è una ragazza che ha sempre voluto un posto a cui appartenere, ma non dà l’impressione di essere travolta dal Piccolo Palazzo e dalle sue meraviglie. Per assurdo, mi è sembrata molto più a suo agio in fuga con Mal tra montagne e notti sulla nuda terra, che al riparo e coccolata. Certo, non aspettatevi il prototipo dell’eroina matura e caratterialmente molto centrata, ma essendo così giovane i suoi dubbi, le sue “cadute di stile”, la sua ingenuità mi sembrano del tutto plausibili.

Anche su Mal non avevo letto grandi cose – troppo taciturno? troppo prevedibile? – ma sinceramente il suo personaggio non è stato particolarmente deludente. Diciamo che a tutti quanti manca un pochino di approfondimento, di spessore psicologico, forse si salva per adesso solo l’Oscuro. I personaggi della Bardugo sono abbastanza basilari, monodimensionali, diciamo. Vedremo se nei romanzi successivi l’autrice ha lavorato anche su questi aspetti e non solo sulla – bella e ricca – ambientazione.

Insomma, “Tenebre e ossa” è una lettura tutto sommato piacevole, che scorre abbastanza bene, soprattutto all’inizio e alla fine. Il finale è chiaramente aperto e lascia con il desiderio di proseguire nella lettura della trilogia, per scoprire cosa è successo dopo. Next, please.

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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