“The Big Sick”: il Pakistan, gli Stati Uniti e l’amore

Dopo il successo nella serie "Silicon Valley", Nanjiani si racconta nella più biografica delle commedie

di Edoardo Pasquini

 

Un film di Michael Showalter. Con Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, Holly Hunter, Ray Romano e Anupam Kher. Commedia, 119’. USA, 2017

 

Storia di un amore a Chicago fra un comico pachistano e una bionda americana dottoranda in psicologia, “The Big Sick” parte da premesse comuni al genere della commedia sentimentale per svilupparsi poi in una direzione più particolare, presentandosi come un film che non ha bisogno di esagerazioni per far ridere, come una storia più vera ma non per questo meno divertente.

Sullo schermo è il racconto del vero amore fra Kumail Nanjiani (che qui interpreta se stesso) e sua moglie e co-writer del film Emily Gordon (Kazan), ostacolato dalla famiglia di lui, che esige dal protagonista un matrimonio conforme alle tradizioni e da una rara malattia che colpirà la giovane Emily, a separare e riunire allo stesso tempo i due.

La carica comica del film non è basata sull’assurdità delle situazioni o sul solito meccanismo degli equivoci, ma si insinua in ogni scena con un senso cinico dell’ironia che è più convincente di qualunque battuta o gag. Fin dall’inizio, dopo la prima notte insieme e il rituale accordo sul non rivedersi più, i protagonisti scivolano lentamente e inesorabilmente nella spirale dell’amore, attraversando tutte quelle fasi e quei momenti nei quali molti di noi potrebbero facilmente riconoscersi.

Non ci sono addominali che sbucano fuori da camicie semiaperte e corpic perfetti costretti in sexy bikini e pareo che passeggiano in spiaggia al tramonto, né frasi piene di aggettivi e avverbi per dire “ti amo” alla Hugh Grant. Kumail ed Emily fanno l’amore su un materasso gonfiabile con in sottofondo film horror di serie b in un appartamento condiviso con un amico buttato fuori di casa dalla madre perché vendeva erba al college. Poco romantico, forse, ma sicuramente più vero!

La coppia, sullo schermo, funziona e diverte. Non siamo davanti a scene al glucosio puro, e per questo siamo grati, e non siamo mai certi sul destino dei due innamorati. Per tutta la prima parte il film scorre liscio, divertente e discreto allo stesso tempo, ma tutto cambia quando entrano in scena i genitori pakistani di Kumail, nel loro continuo tentativo di arrangiargli un matrimonio che non desidera.

La malattia di Emily, poi, sconvolgerà irrimediabilmente l’atmosfera, donando al film quel carattere originale che lo contraddistingue. Da qui in avanti è davvero difficile infatti continuare a definire “The Big Sick” solo una commedia, poiché si ride ancora, ma molto spazio è lasciato alle lacrime. Di nuovo, il realismo è stato preferito al melodramma.

Il risultato di questo approccio più concreto e realistico al genere ha due facce: da una parte il film è più adulto, permettendoci sia di godere e di ridere per l’ironia che vi troviamo sia di riflettere sui temi e le situazioni che propone (la fragilità delle relazioni moderne, le diversità etniche in una società fatta ancora di minoranze ed, infine, la malattia); dall’altra risulta però meno incisivo a livello emotivo. Ci piace, funziona, coinvolge. Ma non sconvolge, ed è questa la principale pecca di un film che per il resto è estremamente godibile, e il successo e i premi che ha già ottenuto lo dimostrano.

Una recitazione di alto livello, battute intelligenti e uno stile indefinibile e divertente ci spingono in ogni caso a consigliare “The Big Sick”, che forse non lascerà un segno indelebile nel vostro cuore, ma di certo vi farà passare due belle ore.

 

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