“The English”: paesaggi sterminati e musica ad hoc per una serie classica

Il western in sei episodi con Emily Blunt e Chaske Spencer sarà disponibile su BBC e Prime

Una serie scritta e diretta da Hugo Blick. Con Emily Blunt, Chaske Spencer, Rafe Spall, Tom Hughes, Stephen Rea. Western. USA, Regno Unito. 2022

Nell’America del 1980, ancora selvaggia e inesplorata, l’inglese Cornelia Locke arriva in cerca di vendetta nei confronti dell’uomo che considera il responsabile della morte del figlioletto. Qui incontra Eli Whipp, un ex scout dell’esercito e membro della Nazione Pawnee per nascita. Insieme si mettono in viaggio per portare a termine le rispettive rese dei conti, ma il sentimento che inizia a unirli deve essere sconfitto a ogni costo, se almeno uno di loro vuole sopravvivere.

 

C‘era una volta il “selvaggio West” dell’immaginario collettivo, che anche tanti film hanno contribuito a costruire, ammantato dalla sua aurea polverosa, virile ma anche un po’ romantica. Il selvaggio West dei cowboy dal grilletto facile e dalle poche parole, dei saloon e delle cittadine sorte in mezzo al nulla, delle impiccagioni e delle diligenze. Una terra – lo sa bene chi si è preso la briga di approfondire un minimo la questione – letteralmente costruita sullo sterminio di un popolo.

Le origini degli Stati Uniti d’America grondano sangue, sangue indiano. Ed è uno dei motivi per cui non nutro particolare simpatia per i racconti western. La maggioranza sposa il punto di vista dei vincitori/sterminatori e offre dei nativi un’immagine distorta, parziale, mediata dagli occhi dei bianchi. E anche quei pochi che rendono giustizia ai vinti hanno “il difetto” di raccontare una storia che si sa già come andrà a finire, una storia dove “i buoni” non possono vincere. 

È un po’ come fare il tifo per i troiani contro gli achei, per Ettore contro Achille: uno sa già in partenza che le cose non potranno mai andare a finire bene! E allora perché farsi inutilmente del male, guardare ancora una volta l’eroe prediletto andare incontro al suo tragico destino? Meglio puntare su un cavallo che ha almeno una possibilità di farcela…

La miniserie “The English”, co-produzione anglo-americana presentata in anteprima al London Film Festival, che debutterà su BBC iPlayer giovedì 10 novembre e su Prime Video venerdì 11, è un western fatto e finito, un western molto classico

L’inglese Cornelia Locke (Blunt) parte dalla madre patria per le Americhe in cerca di vendetta verso l’uomo che ritiene responsabile della morte del figlio. Finisce nei guai in meno di un attimo, ma per sua fortuna la sua strada incrocia subito quella di Eli Whipp (Spencer), un indiano arruolato nell’esercito confederato.

Dopo aver visto in anteprima i primi due episodi dei sei complessivi posso dire che ciò che mi è rimasto impresso sono state soprattutto la bellezza e la maestosità delle ambientazioni – quelle distese sconfinate di erba verde che ti fanno nascere dentro il desiderio di montare in sella, il cielo trapuntato di stelle come dalle nostre città è impossibile vedere – e la colonna sonora.

La sigla è suggestiva, coinvolgente, ma a risuonare sono soprattutto i colpi di fucile. “The English” si esalta grazie alla proiezione sul grande schermo; bisognerà vedere come tutta questa immensità si adatterà a tv e schermi di computer.

Emily Blunt è volenterosa, ma per adesso non mi ha convinta. L’attrice non sparisce dentro il suo personaggio, recita. La sua Cornelia è logorroica, tormentata ma soprattutto è poco credibile. Per quanto una persona possa essere risoluta, quale donna inglese di fine Ottocento ucciderebbe un uomo a sangue freddo senza praticamente un attimo di esitazione, emergendone con giusto un lieve tremito della mano? Cornelia è troppo in controllo della situazione, troppo Wonder woman, troppo artefatta (quello, purtroppo, temo sia colpa dei ritocchini estetici) per essere realistica!

Va meglio con Chaske Spencer. Le scene dove compare a cavallo, merito anche della bella fotografia, sono sicuramente quelle più iconiche. E contrapposti ai fiumi di parole di Cornelia, non possiamo non apprezzare i suoi silenzi. 

Il resto del cast lo si vede solo di sfuggita. Perché la cosa “divertente” di “The English”, e tra un attimo capirete il perché delle virgolette, è che i personaggi secondari durano in scena massimo cinque minuti. Nemmeno il tempo di pensare che Caio ha del potenziale o che Sempronio potrebbe essere importante ai fini della trama… che ce li ritroviamo cadaveri!

I primi due episodi, insomma, sono una sorta di one-men-and-one-woman-show; una cavalcata in solitaria punteggiata di spiacevoli incontri che finiscono molto spesso nel sangue. Vediamo cosa succederà adesso – anche se, en passant, io non amo particolarmente le storie che cominciano dal finale e poi sviluppano il racconto attraverso un lungo flashback. Diciamo che si perde buona parte della suspence, già sapendo come andrà a finire… 

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