“The imitation game”: la storia vera di Alan Turing, genio incompreso

Benedict Cumberbatch è il brillante matematico ed esperto di crittografia nel biopic di Morten Tyldum

Un film di Morten Tyldum. Con Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Charles Dance, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear, Tuppence Middleton. Biografico, 113′. Gran Bretagna, USA, 2014

Data di uscita italiana: 1 gennaio 2015

Manchester, primi anni ’50. Alan Turing, brillante matematico ed esperto di crittografia, viene interrogato dall’agente di polizia che lo ha arrestato per atti osceni. Turing inizia a raccontare la sua storia partendo dall’episodio di maggiore rilevanza pubblica: il periodo, durante la Seconda guerra mondiale, in cui fu affidato a lui e ad un piccolo gruppo di cervelloni il compito di decrittare il codice Enigma, ideato dai Nazisti per comunicare le loro operazioni militari in forma segreta. È il primo di una serie di flashback che scandaglieranno la vita dello scienziato morto suicida a 41 anni e considerato oggi uno dei padri dell’informatica in quanto ideatore di una macchina progenitrice del computer.

 

Gli eroi sono belli, giovani, simpatici e sciupafemmine. Invece gli scienziati sono bruttini, vecchi, tristi e molto spesso si consolano delle deludenti relazioni amorose con l’autoerotismo. L’omosessuale invece cos’è? Una malato, un pervertito, un individuo da evitare.

Scusate se vi annoio con questi luoghi comuni, ma nella nostra società hanno rappresentato il pensiero di molti, e c’è ancora chi li pronuncia a voce alta senza vergogna. Pensiamo che gli Stati Uniti e l’Inghilterra siano società modello, luoghi dove libertà e progresso sono valori irrinunciabili, ma se poi osserviamo con attenzione la loro storia, anche recente, possiamo scoprire vere e proprie barbarie, soprattutto in campo etico e civile.

“The Imitation Game” racconta la storia di Alan Turing. Chi era costui? Un matematico e crittoanalista britannico, padre dei pc, morto suicida nel 1954. Pensate che un film biografico su questo personaggio possa mancare di attrattive? Vi sbagliate. Turing era sì un matematico, ma è stato anche un eroe di guerra, un genio e un uomo dal carattere impossibile, oltre che un omosessuale. La sua vita è stata fortemente segnata dal dover nascondere la sua vera natura, dal momento che, nella civile Inghilterra, fino al 1964 l’omosessualità era reato.

Se la Seconda guerra mondiale ha visto la disfatta della Germania nazista lo si deve non solo al sacrificio di milioni di soldati, ma anche al lavoro di Turing. I nazisti, per comunicare, avevano inventato il criptico sistema Enigma. I tentativi degli Alleati di decifrarlo erano falliti uno dopo l’altro. Dopo la caduta della Francia l’Inghilterra era rimasta l’ultimo baluardo contro il dominio nazista e l’unica speranza per vincere la guerra era decifrare Enigma. Le menti più brillanti del paese vennero riunite per riuscirci.

“The Imitation Game” è la storia di un genio, di un eroico gruppo di brillanti scienziati e una spy story? Si, ma è anche il racconto dell’esistenza di Turing, uomo difficile, complesso, misterioso, che pagò la sua diversità, nonostante i servizi resi al suo Paese e al mondo, ma ufficialmente mai compiuti.

La sceneggiatura è complessa come il personaggio. Ci sono tre piani di racconto: il presente (1951), in cui Turing è convocato in commissariato per rispondere alle domande dell’ispettore su un misterioso furto; il passato recente (il periodo bellico); gli anni del college e dell’amore negato.

Tre periodi che si alternano in maniera armonica e con buon ritmo, regalando allo spettatore suspense e pathos. Una struttura narrativa che nel complesso piace, anche se alcune fasi statiche danno la sensazione che la storia si attorcigli su stessa. Una scrittura incalzante e diretta, che tende però di tanto in tanto al retorico e al celebrativo. I dialoghi sono intesi, ben costruiti e suscitano nello spettatore emozioni.

La regia è di buona fattura, precisa, puntuale, forse di taglio televisivo, anche se di alto livello. Morten Tyldum ha unito vari generi con bravura e ha saputo accompagnare lo spettatore dentro una storia ricca di sorprese e cambi di fronte, senza mai perdere in brillantezza e forza.

Benedict Cumberbatch ci regala un’interpretazione davvero sontuosa, intensa e nello stesso tempo commovente. Non era facile portare sulla scena Alan Turing, unendo la figura del brillante scienziato e la vita privata controversa e complessa dell’uomo, vittima dei suoi stessi segreti. Discorso analogo vale per Keira Knightley che dimostra ancora una volta talento e carisma. La sua Joan parte in sordina, ma poi cresce. La coppia improbabile funziona.

La fine tragica di Alan Turing rappresenta una macchia per tutti noi. Nel 2009 il premier britannico Gordon Brown porse delle scuse pubbliche e nel 2013 la regina Elisabetta ha concesso la grazia reale postuma allo scienziato. Atti dovuti e ahinoi tardivi, ma comunque ben accetti.

Turing era un genio ed era diverso dagli uomini della sua epoca. Probabilmente lo sarebbe anche oggi, differente, ma la sua “diversità” ha reso il mondo un posto migliore e questo film almeno in parte gli rende il giusto merito.

 

Il biglietto da acquistare per “The Imitation Game” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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