“The Irishman”: a tu per tu con Martin Scorsese, Robert De Niro e Al Pacino

Il regista newyorkese, il cast e le produttrice al London Film Festival per presentare il nuovo film

Per chiudere il London Film Festival, Tricia Tuttle sfodera il migliore degli assi nella manica e sceglie “The Irishman”, il nuovo film di Martin Scorsese, che sarà presentato in concorso anche alla Festa del cinema di Roma.

Scorsese raccoglie intorno a sé gli amici di una vita – Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci – in una storia di mafia, corruzione e grande pathos.

“Martin non è solo un grande regista, ma è un membro del BFI – ha spiegato la Tuttle, aprendo la conferenza stampa – per cui, per me, è un grande onore averlo qui. Il film è complesso ma anche molto soddisfacente da vedere, con attori che sono al massimo della forma. Ci sarebbero stati tanti modi per chiudere un festival dove abbiamo visto il meglio del cinema internazionale. Un film di Scorsese ci è sembrato il migliore”.

Insieme a Scorsese, Al Pacino e De Niro, alla conferenza stampa erano presenti le produttrici del film, Jane Rosenthal e Emma Tillinger Koskoff, che più di tutte hanno creduto nel progetto.

 

Sotto molti punti di vista, “The Irishman” si può considerare come la naturale evoluzione di una collaborazione pluridecennale tra il regista newyorkese e Robert De Niro. Un aspetto che, i diretti interessati, hanno indicato come la forza motrice del progetto.

Martin Scorsese: Il progetto nasce dal desiderio costante di cercare qualcosa da fare insieme con Bob. Trovare un progetto che andasse bene per noi, che ci andasse a genio, è stato un processo lungo; io personalmente cercavo qualcosa che potesse arricchire il nostro lavoro insieme, senza replicare quello che avevamo già fatto tra gli anni Settanta, Ottanta e i primi anni Novanta. In quel periodo, Bob stava lavorando con Eric Roth al film “The Good Shepherd”; è stato lui a consigliargli di leggere “Ho sentito che dipinge case”. Nel momento in cui Bob mi ha parlato del libro, ho capito che aveva già un’ottima conoscenza del personaggio e ho pensato che valesse la pena esplorare questa storia, per vedere cosa ne sarebbe uscito fuori.

Robert De Niro: Eric aveva da poco letto il libro e me lo aveva consigliato, come materiale di ricerca per prepararmi in vista del lavoro con Martin su un altro progetto basato sul libro “L’inverno di Frankie”. Ma, appena finito, ho subito detto a Martin che doveva leggersi anche lui il libro, perché sentivo di aver trovato il progetto giusto su cui lavorare insieme.

Nonostante i nomi di De Niro e Scorsese siano, di per sé, marchi di qualità, “The Irishman” ha attraversato una lavorazione lunga e complessa e ha dovuto superare non pochi ostacoli, soprattutto finanziari, per trasformarsi da sogno a realtà.

De Niro: Il problema vero non è stato solo quello di trovare un momento in cui fossimo tutti liberi, ma anche individuare qualcuno che fosse davvero interessato a finanziare questo progetto.

Scorsese: Quando con Al ci siamo incontrati per parlare del film, la sua prima domanda è stata, appunto: “Ma credete che si farà?”. Al tempo il progetto era complesso, un bel sogno, ma le difficoltà di trovare dei finanziatori erano evidenti fin dall’inizio. Quando abbiamo fatto la prima lettura, ci siamo molto divertiti pur sapendo che poteva essere la prima e l’ultima occasione in cui ci saremmo trovati a leggere il copione.

Al Pacino: Quando Bob ha organizzato la prima lettura si poteva già sentire un certo feeling nella stanza. Bob ha fatto anche in modo che alla lettura ci fossero le persone giuste…

Scorsese: Erano tutti molto eccitati all’idea, ma non ci hanno comunque dato i soldi!

Jane Rosenthal: Ci avrebbero anche dato i soldi, ma non abbastanza!

Al Pacino: Vedete, non sapevo questi dettagli! [Ridono]

Il progetto, come tutti ben sanno, è poi andato in porto grazie alla collaborazione con Netflix che ha lasciato a Scorsese ampio margine d’azione, continuando a rafforzare una sorta di nuova alleanza tra il colosso dello streaming e il cinema.

Scorsese: Penso che questo incontro tra cinema e streaming sia una rivoluzione. Questo tipo di collaborazione può avere un’influenza molto positiva sul modo di raccontare e aprire nuovi orizzonti per quanto riguarda l’idea di che cosa sia un film e di dove viene proiettato e visto. L’unica cosa che penso si debba proteggere davvero è l’esperienza collettiva di guardare un film, cosa che penso funzioni meglio al cinema. Naturalmente, le case oggi stanno diventando dei cinema, per cui penso che un regista debba tenere la mente aperta su nuove possibilità. Nel caso di “The Irishman” ci sono state difficoltà a finanziarlo, non riuscivamo a trovare uno spazio nel mercato, per cui avere il supporto di una compagnia come Netflix che mi ha lasciato piena libertà d’azione con la sola clausola che il film sarebbe stato trasmesso in streaming ma con una proiezione nei cinema prima è stato un rischio che mi sono sentito di prendere per questo progetto. Però, ancora non so quali saranno davvero gli effetti dello streaming sul cinema.

Rosenthal: È importante ricordare che questo film continuerà ad essere proiettato nei cinema anche quando sarà in streaming su Netflix. Per cui, la scelta sarà poi dello spettatore, se preferisce avere un’esperienza collettiva al cinema o se vuole vederlo online. Alla Festa del cinema di Roma, per esempio, il film sarà proiettato nelle sale. Lo spettatore ha la scelta.

Realizzare “The Irishman” è stato difficoltoso anche per la scelta di Scorsese di usare la CGI per ringiovanire il cast, anziché scritturare, come di consueto, altri attori. Una scelta che a molti è sembrata davvero coraggiosa.

Scorsese: La CGI, da un certo punto di vista, rappresenta un’evoluzione del make up. Anche prima della CGI gli attori venivano invecchiati o ringiovaniti con il trucco e uno spettatore accettava l’illusione, in un certo senso.

Al Pacino: Per come la vedo io, la CGI è sì una forma di make up che può aprire nuove possibilità, ma da attore, non è importante come appaio, ma come interpreto un ruolo, sperando di riuscirci al meglio. Per me è la storia, il comunicare la storia attraverso la recitazione, che è importante. Mentre recitavo non stavo a pensare alle rughe o al mio aspetto fisico, io cercavo di cogliere la vita di queste persone che sono davvero esistite. Quando ho visto il film senza effetti speciali, la pellicola funzionava da sé proprio nel modo in cui veniva raccontata la storia attraverso la fotografia, la regia e la recitazione.

De Niro: Io quando mi sono visto ringiovanito ho pensato che la mia carriera si potesse allungare per altri trent’anni! A parte gli scherzi, la mia preoccupazione era cercare di rendere giustizia alla storia con la CGI. Grazie al lavoro meticoloso di Pablo Helman, i due piani si sono combinati bene.

Sin dalla sua presentazione a New York, molti critici hanno definito “The Irishman” il film crepuscolare di Scorsese, una sorta di summa dei temi e delle storie care al suo cinema.

Scorsese: Be’, nel 1973 avevamo ventinove anni, ora siamo più vecchi per cui speriamo di avere un miglior punto di vista sulle cose e una comprensione più profonda della vita, che ci possa aiutare a raccontare la storia in maniera efficace. Penso che questo ci dia gli strumenti per fare dei passi in avanti rispetto a quello che abbiamo fatto nel passato, evitando di replicarlo.

Alla fine della conferenza, nemmeno il grande Martin Scorsese può sfuggire alla domanda di rito sulle sfide che ha dovuto affrontare, alla quale dà una risposta molto divertente, che chiude l’incontro con un sorriso.

Scorsese: Fare il film è stata la sfida più grande! Cercare di capire come raccontare la storia, cosa tenere e cosa togliere, eliminando tutto quello che distoglieva l’attenzione dal focus, concentrandosi sugli aspetti importanti e, soprattutto, sui personaggi, su Frank in particolare.

 

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