Un film di Nuno Escudeiro. Documentario, 75′. Italia, Francia 2019

Al confine tra Italia e Francia, i migranti in fuga dalla guerra, dalla povertà e dalla persecuzione politica rischiano la vita mentre attraversano pericolose strade di montagna. I membri delle comunità locali nelle Valli Roya e Durance iniziano a sentirsi obbligati, in quanto esseri umani, ad aiutarli. Così iniziano a fornire rifugio, cibo e consulenza legale. Ma per queste azioni risultano colpevoli agli occhi della legge.

 

Quando sentiamo storie di immigrati o di rifugiati, senza magari capire la differenza che intercorre fra queste due forme di mobilità, per quanto vicine, tendiamo spesso a considerarle “altro” rispetto a noi e alla nostra vita. Siamo così abituati ad avere dei diritti, noi, che non ci preoccupiamo neanche più di sapere se gli altri, in Europa, ne abbiano e se vengano effettivamente rispettati.

Il documentario di Nuno Escudeiro “The law and the valley” (The Valley), presentato al London Film Festival, comincia meravigliosamente ricordandoci che ogni persona che fugge da una situazione di persecuzione ha diritto di asilo. Un diritto di cui, negli ultimi anni, i governi sembrano spesso aver dimenticato l’esistenza, contando sulla disperazione di chi arriva e sulla sua incapacità di farsi valere legalmente.

Le abilità documentaristiche di Escuderio sono straordinarie: è un osservatore attento, capace di concentrarsi e capire la realtà che lo circonda con grande umanità, esprimendo il suo punto di vista senza mai togliere allo spettatore il privilegio di farsene uno suo.

Ogni scena, ogni angolo e ogni storia sono scelti e filmati con cura e umanità; il montaggio è pensato per documentare al meglio il passaggio da un semplice atto umanitario a un atto politico.

Nuno Escudeiro, con la sua telecamera, ci porta dentro a una situazione complessa, quella dei rifugiati, e lo fa attraverso le azioni quotidiane della comunità della valle di Roya. Una comunità che di fronte a un governo cieco e sordo ha preso in mano la democrazia e l’ha fatta propria, per difendere una semplice verità: che gli uomini sono uguali, che la libertà è un diritto e un dovere ma che, soprattutto, siamo (o dovremmo essere) tutti fratelli.

 

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Federica Gamberini
Bolognese di nascita, cittadina del mondo per scelta, rifugge la sedentarietà muovendosi tra l’Inghilterra (dove vive e studia da anni), la Cina, l’Italia e altre nazioni europee. Amante della lasagna bolognese, si oppone fermamente alla visione progressista che ne ha la signorina Lotti, che vorrebbe l’aggiunta della mozzarella. Appassionata di storie, nel tempo libero ama leggere, scrivere, guardare serie TV e film, e partecipare a quanti più eventi culturali possibile.

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