“The Lodgers – Non infrangere le regole”: un omaggio allo stile gotico inglese

Gli elementi cardine del genere horror sono solo lo spunto per raccontare una storia che parla di sessualità e ossessione

di Alberto Leali

 

Un film di Brian O’Malley. Con David Bradley, Eugene Simon, Charlotte Vega, Moe Dunford, Bill Milner, Deirdre O’Kane. Horror, 94′. Irlanda, 2017

Nelle campagne dell’Irlanda del 1920 i gemelli Rachel ed Edward devono combattere ogni notte con le presenze che popolano la tenuta di famiglia. Le presenze impongono tre regole: andare a letto entro mezzanotte, impedire a qualsiasi estraneo di entrare nella loro stanza ed evitare di fuggire per non mettere in pericolo la vita dell’altro. Quando il veterano di guerra Sean si innamora di Rachel, la ragazza si ritrova a dover infrangere le regole. Le conseguenze saranno devastanti.

 

Irlanda 1920. La vita dei gemelli Edward e Rachel è scandita da regole ferree, la cui trasgressione può avere conseguenze raccapriccianti. Una terribile maledizione, infatti, si tramanda da generazioni nella loro famiglia e il destino dei due fratelli sembra inevitabilmente segnato. Ma quando Rachel s’innamora di un giovane soldato del posto, cresce in lei il desiderio di cambiare le cose. Non sarà facile.

Brian O’Malley realizza con “The Lodgers – Non infrangere le regole” un’opera affascinante e inquietante al contempo, che travalica i confini del genere horror per mettere in scena un melodramma ossessivo e intriso di sensualità.

topoi del genere (i fantasmi, la vecchia casa decadente, i gemelli orfani, la maledizione, la ninna nanna minacciosa) sono, infatti, solo gli elementi di contorno di una vicenda morbosa e dagli oscuri risvolti sessuali, in cui il desiderio va represso perché, se vissuto, procurerebbe risultati irreparabili. Una storia in cui il sesso e la morte sono legati inscindibilmente e in cui la fratellanza ha l’odore dell’incesto e della colpa.

Prigionieri di un’enorme casa, con un’imponente scalinata e le sue perfette e sinistre simmetrie, Edward e Rachel non possono far altro che rimandare il momento in cui anche la loro storia andrà a coincidere con quella dei loro avi. Non esistono, infatti, riscatto e libertà in “The lodgers”, ma solo supplizio e rassegnazione.

Sullo sfondo, la guerra d’indipendenza con i suoi echi di morte e i segni indelebili lasciati sul corpo dei combattenti; ma anche il paesaggio irlandese con i laghi grigi e i boschi sterminati, messo in risalto da una suggestiva fotografia desaturata.

Molto del fascino del film si deve alla scelta della location principale – la celebre e gotica Loftus Hall, nota in tutta l’Irlanda come la casa stregata per antonomasia -, ma anche alla regia raffinata e all’approccio estetico estremamente ricercato, che lo rendono un vero spettacolo per gli occhi.

Certo, non tutto funziona a livello narrativo, tra lacune, cali di tensione e passaggi poco incisivi, ma ci troviamo indubbiamente di fronte a un buon prodotto, che manifesta chiaramente i suoi intenti autoriali.

Per i cinefili, sarà impossibile non notare le influenze di cult come “Suspense” di Jack Clayton, “Miriam si sveglia a mezzanotte” di Tony Scott, “The Village” di M. Night Shyamalan o “The Others” di Alejandro Amenábar.

 

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