“The Northman”: una storia di vendetta brutale, simbolica e confusa

Robert Eggers porta sul grande schermo una versione ante litteram del dramma di Amleto

Un film di Robert Eggers. Con Alexander Skarsgård, Nicole Kidman, Claes Bang, Anya Taylor-Joy, 
Gustav Lindh. Thriller, 138′. USA 2022

X secolo d.C. In un regno del Nord Europa Amleth, figlio del re Aurvandil, assiste all’agguato in cui muore il padre per mano di suo fratello Fjölnir. L’usurpatore del trono prende in sposa Gudrun, la madre di Amleth, mentre il ragazzo riesce a fuggire e mettersi in salvo. Anni dopo, Amleth è cresciuto. Diventato un berserker, guerriero implacabile e animalesco, ha un solo scopo nella vita: vendicare il padre, salvare la madre, uccidere lo zio.

 

Dice il luogo comune che il siciliano medio è tradizionalista al limite del retrogrado. Da isolano orgoglioso ho sempre rispedito al mittente “accuse” di questo tipo, ma dopo aver visto “The Northman” di Robert Eggers, mi è venuto naturale esclamare: “Minchia, Eggers è siciliano più di me!”.

Non me ne vogliano i fan del regista statunitense, ma “The Northman”, al netto delle suggestive ambientazioni naturali, dei bei costumi e dell’inquadramento storico preciso potrebbe essere tranquillamente considerato un film dal sapore siculo d’antan.

Diviso in cinque capitoli, il film racconta la storia di un bambino che, dopo aver assistito al brutale assassino del padre da parte dello zio ambizioso, giura di vendicarsi. E una volta cresciuto e divenuto un guerriero implacabile persegue il suo obiettivo con tutti i mezzi. 

Un fratello che uccide il re per prenderne il posto, ne sposa la vedova e minaccia il nipote, legittimo erede: vi ricorda qualcosa, vero? Eggers, per il suo terzo lungometraggio, si è effettivamente ispirato alla storia medievale del principe normanno Amleto, ossessionato dalla vendetta, testo adattato prima da Saxo Grammaticus e poi trasfigurato in tragedia da William Shakespeare. 

Onore, vendetta e senso della famiglia sono i capisaldi di una sceneggiatura che tende però a ripetersi, e finisce per risultare noiosa e retorica. L’aggiunta di un elemento mitologico e quasi fantasy e di un taglio onirico non aiuta a rendere il tutto coerente.

“The Northman” si dimostra un caos narrativo, reso più sostenibile dal talento di Eggers dietro la macchina da presa e dall’esperienza e personalità del cast, che però corre sempre il rischio di risultare eccessivo.

Un film fortemente simbolico quanto brutale, violento e sanguinario nelle scene di combattimento. Un film che mostra la brutalità e la ferocia della guerra, l’aspetto più feroce e vendicativo dell’animo umano e come lo spargimento di sangue porti con sé solo altro spargimento di sangue. E questo si dimostra vero nel X secolo come oggi. 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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