“The other side of the wind”: su Netflix il film incompiuto di Orson Welles

Dopo oltre trent'anni il girato dal grande regista americano è stato montato in un prodotto finito

Un film di Orson Welles. Con John Huston, Peter Bogdanovich, Oja Kodar, Robert Random, Lilli Palmer, Edmond O’Brien. Drammatico, 122’. USA 1970

Jake Hannaford torna a Hollywood, dopo alcuni anni di esilio in Europa, per girare il suo nuovo film, “The Other Side of the Wind”. Mancano ancora diverse riprese, ma i soldi sono finiti e il giovane protagonista, John Dale, ha lasciato il set per sparire nel nulla. L’amica di una vita, Zarah Valeska, organizza una festa per i settant’anni di Hannaford, che è anche l’occasione per mostrare il film a giornalisti e personaggi del cinema. Tutto verrà filmato, nulla rimarrà off-the-record. L’uscita dei lavoratori del cinema dagli Studios è la prima sequenza, inaugurale come un omaggio ai Lumière, di un viaggio lungo una notte, che approderà alle luci dell’alba in un drive-in, e oltre. Non la primissima, in realtà, perché il leggendario ultimo film di Orson Welles comincia con una morte illustre e si fa subito indagine, eco di Kane, tentativo di dire l’uomo Hannaford come era, attraverso una molteplicità di mirini, che sono quelli delle cineprese che spuntano da ogni dove, precisi e letali come fucili.

 

A volte ritornano… altre lasciano incompiuti piccoli gioielli cinematografici e qualcuno prova a raccogliere il testimone, a distanza di anni e dopo dispute decennali sui diritti, per rendere giustizia a un genio, a un’idea. È il caso di Orson Welles e “The other side of the wind”, che vede finalmente la luce grazie a Netflix.

Qualche notazione tecnico-storica, prima del commento vero e proprio. Welles aveva lasciato il film non montato, ma completamente girato. Le 1.083 bobine sono state analizzate dai produttori, per scegliere cosa tenere, cosa scartare e poi montare il tutto come avrebbe fatto Welles.

Il risultato è un mix di bianco e nero e colori, una matrioska curiosa e sorprendente che riflette la visione del regista giunto all’ultima parte della sua carriera, ormai veterano.

“The other side of the wind” è un esperimento autoreferenziale che si snoda attraverso il mondo del cinema degli accademici e di chi, il cinema, lo fa. Una contrapposizione tra teoria e pratica, detto e non detto, ripreso e solo immaginato.

Quello che si avverte maggiormente è la sensazione di più linee diverse che si intrecciano, siano queste narrative, stilistiche o di genere. C’è spazio per l’onirico, e per tracce di un erotismo che sfumano poi nel caratteristico noir.

Nonostante la regia appaia indecisa e la sceneggiatura scricchiolante, è emozionante vedere rivivere il lavoro del celeberrimo regista, persino quelle inquadrature auto-celebrative che richiamano capolavori del calibro di “Quarto potere”.

Anche i puristi della settima arte, quelli che hanno applaudito la decisione del Festival di Cannes di escludere le pellicole Netflix dalla competizione, non potranno non ammettere la bontà del progetto del colosso del video-streaming. Grazie a lui milioni di persone potranno tornare ad apprezzare Welles. O magari scoprirlo per la prima volta.

 

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Sofia Peroni
Classe 1996, marchigiana d’origine, studia comunicazione a Roma e ha trovato il modo di coniugare la passione per il cinema e quella per la scrittura... Come? Scrivendo sul e per il cinema dal 2015. Ha all'attivo diverse esperienze sul set, con registi del calibro di Matteo Garrone, e sogna un giorno di veder realizzato il suo film.

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