“The prince”: racconto crudo e senza filtri di formazione carceraria

Juan Carlos Maldonado e Alfredo Castro protagonisti affiatati dell'opera prima di Sebastian Muñoz

Un film di Sebastian Muñoz. Con Juan Carlos Maldonano, Alfredo Castro, Gastón Pauls, Lucas Balmaceda, Catalina Martin, Sebastián Ayala. Drammatico, 96’. Cile, Argentina, Belgio 2019

Cile, 1970. Nel corso di una notte alcolica Jaime, ventenne solitario, accoltella il suo miglior amico in quello che sembra un omicidio passionale. Condannato al carcere, il ragazzo incontra “lo stallone”, un uomo maturo e rispettato, nel quale trova protezione e grazie al quale conosce l’amore e la lealtà. Dietro le sbarre Jaime diventa “il principe”. Ma mentre il rapporto fra i due uomini si solidifica, “lo stallone” deve affrontare le violente lotte di potere all’interno del carcere.

 

L‘opera prima di Sebastian Muñoz, “The prince” (El principe), presentata in concorso alla 34° Settimana Internazionale della Critica (SIC), sezione autonoma e parallela della Mostra del cinema di Venezia, è una storia di formazione cruda e senza mezzi termini, con protagonista il ventenne Jaime (Maldonado).

Condannato al carcere per aver accoltellato il suo miglior amico, il ragazzo incontra dietro le sbarre “lo stallone” (Castro), un uomo maturo e rispettato, e diventa “il principe”. Il rapporto tra i due si fa solido ma la vita in prigione è attraversata da lotte di potere e scontri…

La sintonia tra i due protagonisti, Juan Carlos Maldonado e Alfredo Castro, è evidente e aiuta a rendere comprensibile per il pubblico questo dramma carcerario e violento, dove le immagini sono i fili conduttori della narrazione.

Nonostante l’eccessiva strumentalizzazione delle scene di sesso, inserite in modi e forme a mio avviso eccessive, il regista Muñoz dimostra di possedere lo sguardo artistico. “The prince” risulta nel complesso una visione piacevole, anche se questa forme d’arte così estrema potrebbe non risultare vicina a tutti.

 

Previous article“Sole”: genitorialità e drammi contemporanei nel film di Carlo Sironi
Next article“Rare beasts”: crisi e ripresa di una donna moderna, nell’Inghilterra di oggi
Concetta Piro
Nata a Napoli, a otto anni si trasferisce in provincia di Gorizia dove si diletta di teatro. Torna nella sua amata città agli inizi del nuovo millennio e qui si diploma in informatica e comincia a scrivere - pensieri, racconti, per poi arrivare al primo romanzo, "Anime". Nel frattempo ha cambiato di nuovo città e scenario, trasferendosi nelle Marche. Oggi conduce per RadioSelfie.it "Lo chiamavano cinema", un approfondimento settimanale sulla settima arte, e scrive articoli sullo stesso tema.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here