“The wife – Vivere nell’ombra”: se ragione e sentimento divergono

Glenn Close e Jonathan Pryce protagonisti assoluti del dramma "teatrale" di Björn Runge

Un film di Björn Runge. Con Glenn Close, Jonathan Pryce, Christian Slater, Max Irons, Harry Lloyd, Annie Starke. Drammatico, 100′. USA, Svezia, Gran Bretagna 2017

Joe Castleman e la moglie Joan vengono svegliati all’alba da una telefonata proveniente dall’Europa. È la notizia che Joe ha vinto il premio Nobel per la letteratura. Mentre si prepara e poi ha luogo il loro soggiorno a Stoccolma in vista della premiazione, Joan ripensa ai quarant’anni passati al fianco del marito, al patto segreto su cui si è basato il loro matrimonio, al sacrificio lungo una vita della sua più grande ambizione. Qualcosa in lei matura. Un punto di rottura.

 

Matrimonio e autorealizzazione, ragione e sentimento, ambizione e compromesso: sono questi i termini che si contrappongono – così come fanno i due magnifici protagonisti del film, Glenn Close e Jonathan Pryce – in “The wife – Vivere nell’ombra” di Björn Runge.

Jane Anderson, la sceneggiatrice di “Olive Kitteridge”, rilegge il romanzo omonimo di Meg Wolitzer su una donna devota ed elegante, che dalla fama del marito scrittore ha ottenuto di poter vivere come desiderava, pagando però per questo un prezzo che è andato crescendo col passare del tempo.

Dalla trama tutto sommato banale, dal film con scarso spessore, emerge il personaggio di Glenn Close, eccezionale nella recitazione. La sua Joan, che ci viene mostrata all’inizio della pellicola in età avanzata, è una donna stanca, una moglie che si è annullata per il proprio uomo, una scrittrice di cui nessuno conosce il talento.

La regia di Björn Runge, di cui si avverte chiaramente l’esperienza teatrale e il gusto per il dettaglio, è semplice ma puntuale. Regia, sceneggiatura, messa in scena: tutto sembra cooperare per mettere in evidenza la coppia di attori protagonisti, di enorme talento.

Il finale lascia con l’amaro in bocca, con una sorta di vuoto interiore. Quello che rimane è la consapevolezza che torto e ragione, nella vita “vera”, non siano così facili da attribuire; che tutti, bene o male, abbiamo la nostra bella dose di colpa, e magari anche qualche merito.

 

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Sofia Peroni
Classe 1996, marchigiana d’origine, studia comunicazione a Roma e ha trovato il modo di coniugare la passione per il cinema e quella per la scrittura... Come? Scrivendo sul e per il cinema dal 2015. Ha all'attivo diverse esperienze sul set, con registi del calibro di Matteo Garrone, e sogna un giorno di veder realizzato il suo film.

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