“They Talk”: un horror fiacco, dalla sceneggiatura eccessiva e caotica

Il terzo lungometraggio di Giorgio Bruno è caotico, sconclusionato, difficile da capire

Un film di Giorgio Bruno. Con Jonathan Tufvesson, Margaux Billard, Sidney Cressida Rae White, Aciel Martinez Poll, Aaron Stielstra. Horror, 90′. Italia 2021

Durante le riprese di un documentario, Alex, tecnico del suono, registra per caso delle voci sinistre, non umane, che cercano di metterlo in guardia da qualcosa o da qualcuno. La ricerca per scoprire il significato di quelle parole farà riaffiorare persone ed eventi misteriosi legati al suo passato e all’infanzia problematica trascorsa in orfanotrofio. E proprio come il passato che ritorna, un’onda nera, minacciosa e lugubre inizierà a tormentarlo.

 

Loro parlano… Io, invece, alla fine della visione del nuovo film horror di Giorgio Bruno, girato in lingua inglese e ambientato nella provincia americana, anche se in realtà la location è l’altopiano della Sila in Calabria, mi sono ritrovato perplesso, confuso.

Se dovessi definire “They Talk” basandomi solo sulle sensazioni scaturite durante la proiezione dovrei essere netto quanto drastico: un noioso, incomprensibile “Spira Mirabilis” che ben poco ha da spartire con il suo genere di riferimento.

“They Talk” non fa sobbalzare sulla sedia e non trasmette paura né inquietudine, semmai irritazione e incredulità – negativa – davanti a un intreccio improbabile. La trama manca di chiarezza e logica, e la battuta finale dell’entità maligna lo spiega benissimo: “Volete trovare per forza un motivo, una spiegazione anche quando non è necessario”.

La sceneggiatura, firmata a quattro mani da Vinicio Canton e Stefano Ceccarelli, risulta lacunosa, caotica, dispersiva, sconclusionata, e genera ilarità piuttosto che tensione e pathos.

La recitazione è eccessiva, caricaturale, approssimativa. Gli attori sembrano muoversi senza controllo o indicazioni sulla scena, passando inspiegabilmente da un momento drammatico ad uno romantico/sessuale. Il doppiaggio, poi, è davvero infelice e genera un effetto parodia. 

Giorgio Bruno resta un regista di talento, creativo e innovativo, come abbiamo avuto modo di apprezzare in “Almost dead” del 2017. Persino nel buco nero di insensatezze che è “They Talk” è possibile apprezzare qualche sprazzo delle sue doti, e questo mi spinge a non stroncare il progetto in modo categorico.

Magari sono io, con tutti i miei limiti, a non aver compreso il film, e nonostante i buchi di sceneggiatura e i problemi, questo troverà un suo pubblico, capace di apprezzarlo a dovere. Chissà. 

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