“Thor: Ragnarok”: un blockbuster supereroistico che fa ridere spesso

Taika Waititi riparte da zero con uno stile scanzonato con il 17° film del Marvel Cinematic Universe

Un film di Taika Waititi. Con Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Jamie Alexander, Mark Ruffalo, Cate Blanchett. Azione. USA 2017

Il ritorno di Thor ad Asgard si fa amaro quando scopre che Loki si è sostituito al padre Odino sul trono, spedendo quest’ultimo in un ospizio terrestre. Ma il peggio deve ancora arrivare: Hela, sorella maggiore e dea della morte, sta per uscire dalla sua prigione e vuole vendicarsi su Asgard.

 

Ambientato in continuity ma non troppo con gli eventi del restante Marvel Cinematic Universe, “Thor: Ragnarok” si posiziona cronologicamente dopo l’investitura di Stephen Strange a “Stregone Supremo” della Terra.

Il Dio del tuono (Hemsworth), dopo gli avvenimenti di “Avengers: Age of Ultron”, è alle prese con una missione solitaria: viaggia nel cosmo per raccogliere informazioni sulle Gemme dell’infinito e riportare l’ordine sui pianeti.

Tornato su Asgard si accorge che le cose sono cambiate e che Odino (Hopkins) ha uno strano comportamento. Quello che non sa è che il fratello Loki (Hiddleston) ha preso le sembianze del padre e regna al suo posto.

Il male però incombe e non c’è tempo per alcuna rivalsa. Hela (Blanchett), dea della morte, si è liberata dalla sua prigione e sta tornando dal suo esilio, per impadronirsi di Asgard.

Abbandonato il look fantastico che univa la giusta dose di humor a quintali di azione del primo “Thor” e l’ambientazione un po’ troppo cupa e tenebrosa con una serietà di fondo che mal si sposava al contesto del secondo “The Dark World”, il film, sulla scia del successo dei “Guardiani della Galassia”, punta su colori psichedelici, musiche al sintetizzatore e, soprattutto, tanta azione quanta non se ne vedeva da anni.

Cate Blanchett è Hela, dea della morte assetata di vendetta. Thor: Ragnarok (2017)

Con questa pellicola Waikiti sembra voler ripartire da zero, adattando uno stile che si prende meno sul serio, più scanzonato. Lo schema, in fondo, è abbastanza riconoscibile: scena seria, interrotta non si sa perché da un siparietto comico, poi messo da parte da una certa epicità, poi da un momento introspettivo, e poi di nuovo da capo, in un ciclo che va avanti dalla prima scena e nel finale si sublima.

Abile nel creare uno spettacolo visivo fatto di colori, intuizioni registiche e inquadrature davvero ben studiate, il film non riesce, a causa della sceneggiatura che eccede fin troppo con la propria comicità, a produrre una storia credibile e che caratterizzi degnamente il villain di turno.

Per quanto godibile, “Thor: Ragnarok” rimane lì, sospeso in un limbo dove si percepisce la voglia di cambiare per seguire un filone di successo ma poco altro.

Quando si esce dalla sala si ha come l’impressione di aver assistito a due film diversi: uno ambientato su Sakaar, con protagonista Hulk, e uno su Thor e sulla fine del suo mondo. Una visione piacevole, ma non memorabile.

 

Previous article“Aggiungi un posto a tavola”: uno spettacolo che sembra non invecchiare mai
Next article“Manifesto”: Cate Blanchett si fa in 13 per un film che spinge alla riflessione
Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here