“Tito e gli alieni”: elaborazione del lutto in chiave fantasy

Paola Randi firma una commedia semplice, lineare, capace di far ridere e piangere al contempo

Un film di Paola Randi. Con Valerio Mastandrea, Clémence Poésy, Luca Esposito, Chiara Stella Riccio, Miguel Herrera. Commedia, 92’. Italia, 2017

Il Professore (Mastandrea) da quando ha perso la moglie, vive isolato dal mondo nel deserto del Nevada accanto all’Area 51. Dovrebbe lavorare a un progetto segreto per il governo degli Stati Uniti, ma in realtà passa le sue giornate su un divano ad ascoltare il suono dello Spazio. Il suo solo contatto con il mondo è Stella, una ragazza che organizza matrimoni per i turisti a caccia di alieni. Un giorno gli arriva un messaggio da Napoli: suo fratello sta morendo e gli affida i suoi figli, che andranno a vivere in America con lui. Anita 16 anni e Tito 7 arrivano aspettandosi Las Vegas e invece si ritrovano in mezzo al nulla, nelle mani di uno zio squinternato, in un luogo strano e misterioso dove si dice che vivano gli alieni…

 

Chi sono gli alieni? Devono necessariamente essere verdi, con le antenne, estremamente diversi da noi umani? E non potrebbe essere che l’universo infinito sia in realtà un portale per il mondo dei morti?

I puristi del genere fantasy, leggendo queste mie parole, staranno già gridando all’eresia cinematografica, ma proprio a loro chiedo di superare gli steccati mentali e usare l’immaginazione per giudicare il film di Paola Randi, “Tito e gli alieni”.

Quando perdiamo una persona cara vorremmo che fosse possibile mantenere un contatto con lei, un dialogo. Ma se invece di improbabili medium e sedute spiritiche esistesse un decoder, per sentire la voce dei defunti?

Paola Randi, con sensibilità, talento e creatività, partendo da una vicenda personale, ha deciso di affrontare il tema delicatissimo dell’elaborazione del lutto usando il linguaggio del fantasy, a lei caro sin da bambina.

Il risultato è un film semplice, lineare, capace di far ridere e piangere allo stesso tempo, senza mai scadere nel banale o nel melenso. Una sorta di risposta nostrana a pellicole come “Contact”, “Interstellar”, “Arrival”, che punta su autenticità e freschezza per veicolare il suo messaggio.

Se Valerio Mastandrea è una garanzia, e risulta tenero e credibile nel ruolo di uno stralunato e geniale professore, gli esordienti Luca Esposito e Chiara Stella Riccio sono una piacevole sorpresa, che fa compiere il salto di qualità al film. I due giovani attori non mostrano alcun timore reverenziale, creando con il veterano Mastandrea un’ottima alchimia.

Importante il contributo di Gianfelice Imparato, soprattutto nel rendere toccante e magico il finale, che omaggia chiaramente “Incontri ravvicinati del terzo tipo” di Steven Spielberg, e porta lo spettatore, anche il più cinico, a credere almeno un pochino in “cose dell’altro mondo”.

 

Il biglietto da acquistare per “Tito e gli alieni” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto
(con riserva). Sempre. 

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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