“Tolo Tolo”: migrazioni e immigrazione secondo Checco Zalone

Un tragicomico viaggio della speranza, una rielaborazione della tragedia dell'immigrazione

Un film di Checco Zalone. Con Checco Zalone, Souleymane Silla, Manda Touré, Nassor Said Berya, Alexis Michalik. Commedia, 90′. Italia 2020

Spinazzola, cuore delle Murge pugliesi. Checco rifiuta il reddito di cittadinanza e apre un sushi restaurant ma, dopo l’entusiasmo iniziale, fallisce miseramente e decide di fuggire dai creditori e dal fisco “là dove è possibile continuare a sognare”: ovvero in Africa, dove si improvvisa cameriere per un resort esclusivo. Lì incontra Oumar, cameriere con il sogno di diventare regista e la passione per quell’Italia conosciuta attraverso il cinema di Pasolini. Improvvisamente in Africa scoppia la guerra e i due sono costretti a emigrare, anche se Checco non punta all’Italia ma ad uno di quei Paesi europei in cui le tasse e la burocrazia sono meno pressanti che nel Bel Paese. A loro si uniranno la bella Idjaba e il piccolo Doudou. Riusciranno i nostri eroi (l’espressione non è usata a caso) a portare a termine il “grande viaggio da clandestini“?

 

Su “Tolo Tolo” si sono scritti fiumi d’inchiostro prima ancora dell’uscita in sala, al rilascio del provocatorio trailer. L’Italia si è divisa in due fazioni: i sostenitori di Zalone e i suoi detrattori.

Che cosa resta di questo ciarlare dopo due giorni dal rilascio del film? I numeri, ovviamente, che sono quelli che mettono sempre a tacere tutto e tutti. Tra le anteprime del 31 dicembre e le proiezioni del 1 “Tolo Tolo” ha incassato quasi 9 milioni di euro, portando un milione di italiani al cinema. Possiamo dire che Zalone batte Zalone.

I critici più irriducibili potrebbero sostenere che il pubblico fascista e razzista si dia dato appuntamento. Ma sarebbe sciocco continuare a mescolare piani e tematiche così diverse.
Parliamo di cinema, almeno noi.

“Tolo Tolo”, a mio modesto parere, rappresenta un decisivo quanto coraggioso passo in avanti artistico per Luca Medici, che collaborando con Paolo Virzì per sceneggiatura e regia dimostra di aver cambiato qualcosa rispetto al passato.

Non c’è più solo Checco Zalone, qui, ma il personaggio viene comunque usato in modo intelligente per soddisfare le esigenze e le attese del pubblico. È lui, all’inizio del film, a mostrare con la consueta graffiante ironia la tendenza italica di riciclarsi ristoratori, allestendo locali poco funzionali e in luoghi improbabili, oppure quella di levare le tende davanti a un fallimento.

Inizialmente “Tolo Tolo” riprende il consueto stile saloniano, facendo ridere mettendo in scena la parte più ridicola e grottesca del nostro Paese. Ma poi cambia pelle, diventando un tragicomico viaggio della speranza, una rielaborazione della tragedia dell’immigrazione che non è offensiva né razzista.

Luca Medici si butta con coraggio in questa sfida anche registica, rivelando doti tecniche interessanti e una visione cinematografica da tenere d’occhio. Chissà che Medici non possa compiere – con i doverosi distinguo – un percorso analogo a quello di Roberto Benigni…

Prima di saltare sulla poltrona, caro lettore, rifletti un attimo. Venti-venticinque anni fa chi avrebbe mai potuto immaginare che il “piccolo diavolo” che assaltava in diretta le parti intime di Pippo Baudo e Raffaella Carrà avrebbe poi saputo conquistare Hollywood e commuovere il mondo con “La vita è bella”? Il cinema sa compiere di questi “miracoli”.

 

Il biglietto da acquistare per “Tolo Tolo” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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