“Tormentero”: un uomo in cerca di redenzione per l’onore perduto

Un film autoreferenziale, a tratti semplicemente noioso, in cui è difficile trovare un senso narrativo

Un film di Rubén Imaz. Con José Carlos Ruíz, Gabino Rodríguez, Monica Jimenez, Waldo Facco. Drammatico, 80’. Messico, Colombia, Repubblica dominicana, 2017

Anni fa Romero, un pescatore ora in pensione, ha scoperto nel suo villaggio un giacimento di petrolio, cambiando così la vita ad amici e vicini, che però gli hanno voltato le spalle. Oggi, ossessionato dal suo passato, l’uomo cerca perdono e decide di riscattare l’onore perduto anni prima.

 

Il titolo non mente: vedere dall’inizio alla fine la pellicola di Rubén Imaz, presentata nella Selezione Ufficiale della Festa del cinema di Roma, potrebbe rivelarsi davvero un tormento!

“Tormentero”, infatti, è un sofisticato, elegante e criptico esercizio di stile, fastidiosamente autoreferenziale e, a tratti, artisticamente presuntuoso e noioso.

La sinossi stessa è fuorviante, con il suo accennare a una storia intimistica ed esistenziale sì ma almeno costruita su un percorso fatto di azioni e dialoghi che vedono coinvolti il protagonista e il resto del mondo.

In realtà il film è privo di qualsiasi tipo di struttura narrativa, fluidità e linearità, costringe lo spettatore a decifrare una messa in scena visivamente potente, affascinante e incisiva ma caotica, confusa e dispersiva.

Rubén Imaz è sicuramente un regista interessante, di spessore autoriale, creativo e dotato di uno stile di racconto che ricorda celebri colleghi come Terence Malick e David Linch. Ma dimentica qui la regola base per chi vuole fare cinema: i film si fanno prima di tutto per il pubblico, non per soddisfare il proprio ego.

Non sono sufficienti una magistrale fotografia e una magnifica ambientazione naturale a evitare che chi guarda sviluppi una crescente irritazione per questa opera d’arte mancata.

La scelta di Antonio Monda di inserire “Tormentero” nel concorso di Roma risulta davvero incomprensibile. Sarebbe stato meglio, per evitare fraintendimenti, inserirlo in un’altra sezione.

Insomma, il film potrebbe anche incontrare il favore dei cinefili puri e duri, ma temo che il resto del pubblico che avrà l’ardire di avventurarsi in sala non potrà non fare proprio il giudizio cult del ragionier Fantozzi sulla “Corazzata Potëmkin”.

 

Il biglietto da acquistare per “Tormentero ” è:
Neanche regalato
(con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre. 

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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