“Triple frontier”: una maxi-produzione Netflix che valorizza l’ambientazione

Cast di stelle - e di talento - per un film che pecca nella costruzione dei personaggi e della storia

Un film di J.C. Chandor. Con Adria Arjona, Oscar Isaac, Charlie Hunnam, Ben Affleck, Garrett Hedlund. Azione, 125′. USA 2019

Santiago è un militare americano con addestramento d’élite che lavora per una compagnia privata in Colombia, dove pianifica un assalto a un ricco narcotrafficante. Per realizzarlo collabora con la bella Yovanna, che svolge alcune consegne per il narcos ed è entrata nella sua villa. Inoltre, con la promessa di evitare vittime civili e di consegnare parte del bottino alla CIA, Santiago torna negli Stati Uniti per reclutare i suoi ex commilitoni, che non se la passano benissimo. William insegna alle reclute, suo fratello Ben combatte nel giro delle MMA, il pilota Francisco è nei guai con la legge e il loro leader, Tom, è divorziato e preoccupato di non poter garantire un futuro sicuro ai propri figli. Santiago avrà gioco facile nel convincerli a partecipare all’avventura.

 

Non me voglia il buon Reed Hastings, CEO di Netflix, ma c’era davvero l’urgenza produttiva, commerciale e creativa di mettere in cantiere e poi distribuire – solamente in streaming – il film “Triple frontier”?

Chi scrive è anche un piccolo azionista di questa illuminata piattaforma, oltre che suo convinto sostenitore, e sono sicuro che Netflix rappresenti già adesso e rappresenterà ancora di più in futuro un valore aggiunto per il cinema mondiale.

Ma ieri, dopo essere rimasto sveglio fino a tarda notte per vedere “Triple frontier” di J.C. Chandor, sono andato a letto deluso. Nonostante il cast talentuoso, tra cui spiccano Ben Affleck, Oscar Isasac, Pedro Pascal, la pellicola si rivela povera e scialba a livello drammaturgico, e piuttosto scontata e persino noiosa nella messa in scena.

L’idea di base sarebbe quella di raccontare i sentimenti e le difficoltà delle migliaia di uomini e donne che, una volta dismessa la divisa militare, sono tornati alla vita civile – o almeno ci hanno provato. Persone coraggiose, leali, che hanno servito gli Stati Uniti con onore ricevendo però ben poco in cambio.

Nonostante lo sforzo da parte degli sceneggiatori di rinnovare una storia già vista, arricchendola anche di risvolti critici e sociologici, il film non decolla. Risulta, con le dovute distinzioni, una via di mezzo tra “Rambo” e “I mercenari”, senza una vera identità e con poco approfondimento sui personaggi.

“Triple frontier” si lascia guardare – merito anche delle belle e suggestive ambientazioni naturali, che diventano ben presto parte integrante della storia -, ma personalmente non l’ho trovato all’altezza degli standard a cui Netflix ci ha abituato negli ultimi anni. Ovviamente sono pronto a venire smentito da colleghi e critici blasonati…

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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