“Tutti a casa” di Luigi Comencini per la pre-apertura della Biennale di Venezia

Sarà dedicata al regista Luigi Comencini (1916–2007), in occasione del centenario della nascita, la serata di pre-apertura della 73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che si terrà martedì 30 agosto al Lido.

In una nuova versione restaurata sarà proiettato “Tutti a casa” (1960), con Alberto Sordi, Serge Reggiani, Carla Gravina ed Eduardo De Filippo, uno tra i più celebri esempi della commedia all’italiana con il suo impasto di comico e drammatico, vero e grottesco, coraggio e voglia di sopravvivere.

Prodotto da Dino De Laurentiis, sceneggiato da Age e Scarpelli e premiato all’epoca con due David di Donatello e un Nastro d’argento, il film riscosse fin da subito un grande successo popolare, incassando oltre un miliardo di lire al box office. Il restauro viene presentato in anteprima mondiale ed è stato realizzato in 4K a partire dai negativi originali messi a disposizione da Filmauro.

Una scena del film “Tutti a casa” di Luigi Comencini. (1960)

LA PELLICOLA | Luigi Comencini racconta il caos dell’8 settembre 1943, quando con l’armistizio di Badoglio i soldati del re e del duce furono abbandonati a se stessi, tra mille paure. Un film “on the road” lungo l’Italia disastrata e confusa di quel periodo, quando i soldati non ebbero più ordini e ciascuno decise di tornare al suo paese – tutti a casa, appunto.

Il sottotenente Alberto Innocenzi (Sordi), abituato a obbedire e a non contraddire, viene abbandonato dai suoi soldati e si mette in fuga dal nord al sud con l’amico ulceroso, il geniere Ceccarelli di Napoli (Serge Reggiani). Incontra i tedeschi desiderosi di rappresaglie che gli sparano addosso, vede l’odissea di una ragazza ebrea in fuga, conosce un prigioniero americano nascosto in soffitta, si ricongiunge col padre (Eduardo De Filippo), che vorrebbe rimandarlo nelle file fasciste, fino al riscatto finale durante le 4 giornate di Napoli.

“L’8 settembre la gente fu abbandonata a se stessa – dichiarò all’epoca il regista – ed era questo che volevo descrivere”.

Alberto Sordi in una scena del film. (1960)

IL RITRATTO DEL REGISTA | Luigi Comencini (1916–2007), a cui la Biennale di Venezia ha attribuito nel 1987 il Leone d’oro alla carriera, è considerato uno dei grandi maestri della commedia all’italiana, nonché “il regista dei bambini”.

Sul fronte della commedia il suo primo capolavoro è “Pane, amore e fantasia” (1953), con Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica, vincitore dell’Orso d’argento a Berlino, prototipo del cosiddetto “neorealismo rosa” e uno dei più alti incassi nella storia del cinema italiano, seguito negli anni da altre commedie di successo come “Pane, amore e gelosia” (1954), “Mariti in città” (1957), “Lo scopone scientifico” (1972) e “Mio Dio, come sono caduta in basso!” (1974).

Sul tema dell’infanzia, Comencini cominciò nel 1946 con “Bambini in città”, il suo primo corto documentario, mentre “Proibito rubare” (1948), ambientato tra gli scugnizzi di Napoli, è il suo primo lungometraggio. Ricordiamo anche gli incontri con due classici della letteratura infantile come “Le avventure di Pinocchio” (1972) e “Cuore” (1984).

Fondatore nel 1935 con Alberto Lattuada e Mario Ferrari della Cineteca italiana di Milano, Comencini ha diretto complessivamente una quarantina di lungometraggi, senza contare i documentari, gli sceneggiati e le inchieste per la Rai. Ha praticato molti generi oltre alla commedia, come il giallo, il melodramma, il film letterario, il film in costume, il film-opera, ma si è dedicato anche a film più singolari.

In un’intervista di inizio anni ’80 dichiarò di essere disposto a difendere in tutto una decina dei suoi film, che però “non sarebbero mai nati se non avessi fatto altri film sbagliati, in parte o completamente. Ma film in cattiva fede non ne ho mai fatti”.





NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Exit mobile version