“Un uomo da conquistare”: recensione del romanzo di Julia Quinn

Il quarto volume della serie Bridgerton, edita da Mondadori, si concentra su Colin e Penelope

Luke Newton interpreta Colin Bridgerton nella serie Netflix © Liam Daniel/Netflix 2020

Se c’è una cosa che cerco di NON fare, quando si tratta di recensioni, è scrivere un pezzo prima di aver finito il libro. Troppo alto il rischio di cambiare idea, durante la lettura, e dover rivedere – nel bene o nel male – il proprio pensiero.

Ecco, con Un uomo da conquistare, quarto volume della serie Bridgerton di Julia Quinn, edito in una nuova veste grafica da Mondadori a marzo, ho ceduto alla tentazione… e il risultato è che ho scritto due pezzi diversi – e no, quello che leggete adesso non è il primo dei due. 

Colin Bridgerton è l’uomo più affascinante di Londra, lo sanno tutti. Penelope Featherington adora da sempre il fratello della sua migliore amica, e dopo una vita passata a osservarlo pensa di sapere tutto di lui. Fino a quando non scopre il suo più profondo segreto, e si accorge di non conoscerlo affatto. Ma anche Penelope nasconde un segreto, e per Colin svelarlo sarà la sfida più intrigante.

Ero molto curiosa di leggere questa parte della storia, anche se, devo ammetterlo, è difficile restare del tutto neutrali quando un personaggio lo abbiamo già visto in tv e non ci ha fatto particolare simpatia. L’aspetto esteriore non c’entra, ma a me la Penelope interpretata da Nicola Coughlan non è piaciuta particolarmente. Dietro l’aria da – finta – gentile, l’ho trovata piuttosto vendicativa, persino maligna… 

Detto questo, anche se inizialmente mi sono trovata il viso della Coughlan davanti a ogni scambio di battute, col passare delle pagine la sensazione di fastidio si è parzialmente attenuata. E Penelope mi è piaciuta, come personaggio e voce narrante, anche se il suo amore per Colin la porta molto spesso ad avere reazioni da adolescente alla prima cotta, nonostante in questo libro abbia già 28 anni suonati.

È piacevole, però, leggere di una donna dell’Ottocento che ha in un certo senso ha successo, che porta avanti “un’impresa” e si fa apprezzare per ciò che sa fare e non solo per quello che Madre Natura le ha dato – non dirò di più, in caso non conosciate la storia e vogliate leggerla.

Dopo aver apprezzato lo stile ironico e l’approccio tutto sommato originale al genere romance della Quinn nei due romanzi procedenti, “Un uomo da conquistare” mi ha lasciata un po’ perplessa, soprattutto nella prima parte. Alcuni scambi di battute sono infatti banali, forzati, quasi vuoti. Ma le cose, via via, migliorano – anche grazie alla presenza di Lady Danbury, una comprimaria arguta e dalla battuta pronta. 

Foto credits: Nick Briggs/Netflix © 2020

Un altro elemento che mi ha dato sui nervi per larghi tratti ma poi, per fortuna, è migliorato è Colin Bridgerton – “l’eroe” di questa storia – e il suo atteggiamento nei confronti di Penelope. Dopo averla ignorata/data per scontata per oltre dieci anni, si fatica a immaginare che, improvvisamente, lui si accorge di quanto lei sia affascinante, arguta e brillante. Ma dando per buono che sia così, vederlo, subito dopo, pretendere di sapere cosa le passa per la testa e cosa sia meglio per lei, e cercare di comandarla a bacchetta… anche no! 

Per fortuna del buon Colin (e buona grazia della sua ideatrice) il tiro viene corretto dopo pochi capitoli, e alla fine il terzo fratello Bridgerton non ne esce tanto male coma avrebbe potuto – anche se ammetto che di tutti è al momento quello che mi ha convinta meno. 

Il secondo epilogo – che come nei romanzi precedenti è stato incluso nella nuova edizione Mondadori, invece di essere pubblicato a sé – ci proietta già in avanti, alla storia di Eloise. Che potremo (ri)leggere in “A Sir Phillip, con amore“, in uscita il 20 aprile. Qualsiasi cosa ci aspetti da qui in avanti, posso già dire che Lady Whistledown e i suoi sagaci commenti alla stagione londinese mi mancheranno. 

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