“Una sirena a Parigi”: una commedia agrodolce in una Parigi inusuale

Mathias Malzieu cerca di aggiornare un mito senza tempo: buone intenzioni, risultato altalenante

Un film di Mathias Malzieu. Con Tchéky Karyo, Rossy De Palma, Marilyn Lima, Romane Bohringer, Nicolas Duvauchelle. Commedia, 102′. Francia 2020

Gaspard Snow è un cantante rock sentimentale che si esibisce nel favoloso cabaret-café parigino Flowerburger, residuo di un mondo fantasioso ed eccentrico, romantico e sognatore, che fuori da quelle quattro mura non esiste più. Per giunta gli affari vanno male e la madre di Gaspard, anima e ispiratrice del locale, è morta, lasciando il marito e il figlio dentro un lutto che non sanno superare. Una sera, però, uscendo da lì, Gaspard trova sulla riva della Senna una sirena ferita e decide di portarla a casa e sistemarla nella propria vasca da bagno per curarla. Lula però lo avverte: il suo canto ammalia e uccide chi l’ascolta. E infatti alcuni uomini cominciano a cadere, stecchiti.

 

Miti e leggende avvolgono da secoli la figura misteriosa quanto affascinante della sirena. Dall’Odissea di Omero alla fiaba omonima di Hans Christian Andersen, centinaia di pagine, poesie e poemi sono stati scritti sulla bellezza magnetica di questa “creatura acquatica”. E non da meno è stato il mondo del cinema, nello sfruttare il personaggio e le suggestioni a questo legate…

Si dice che il canto della sirena possa incantare, rendere schiavi e persino uccidere chi sia così incauto da ascoltarlo. Una tentazione pericolosa a cui resistere. Ma cosa accadrebbe se a entrarci in contatto fosse un uomo dal cuore spezzato? Se risultasse immune dal suo sinistro potere, i due potrebbero innamorarsi?

“Una sirena a Parigi” di Mathias Malzieu gioca con il mito della sirena, adattandolo in una commedia agrodolce sull’amore e sulla morte. Romanticismo sì, ma mescolato con malinconia e persino un velo di tristezza, a differenza di altre pellicole sul tema.

Il regista e scrittore cerca di unire antichità e modernità, raccontando un amore impossibile in una Parigi bella quanto inusuale. Un tentativo coraggioso e artisticamente apprezzabile, il suo, ma sfortunatamente riuscito solamente in parte.

Lo spettatore fatica infatti ad essere coinvolto da una storia debole e da protagonisti belli ma freddi. Il film vive d’improvvise fiammate recitative e di felici intuizioni di sceneggiatura, ma senza che sia possibile trovare un chiaro fil rouge narrativo o una qualche identità. Manca, di fatto, il coinvolgimento.

La coppia composta da Nicolas Duvauchelle e Marilyn Lima complessivamente convince, rivelandosi complementare a livello interpretativo e umano, e dimostrando di aver trovato una buona alchimia sul set. Ma freschezza e discrete qualità attoriali non bastano ai due attori per sollevare il film dall’anonimato.

“Una sirena a Parigi”, insomma, è un’occasione sfruttata solo in parte. Ma per gli irriducibili romantici sarà la conferma che, in questo mondo o in un altro, c’è un’anima gemella che ci aspetta.

 

Il biglietto da acquistare per “Una sirena a Parigi” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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