“Waves”: due fratelli, un percorso ondivago di crescita e maturazione

Il film di Trey Edward Shults ha del potenziale ma si perde in una struttura narrativa non all'altezza

Un film di Trey Edward Shults. Con Lucas Hedges, Sterling K. Brown, Taylor Russell, Alexa Demie, Kelvin Harrison Jr.. Drammatico, 135′. USA 2019

L’avvenire si prospetta luminoso per Tyler, giovane afroamericano che sembra avere tutto ciò di cui ha bisogno: una famiglia benestante per sostenerlo, un posto nella squadra di wrestling del liceo e una fidanzata di cui è perdutamente innamorato. Determinato a conquistare il successo e costantemente sottoposto allo stretto controllo del benintenzionato ma dispotico padre, Tyler trascorre tutte le sue mattine e le sue serate ad allenarsi. Tuttavia, nel momento in cui viene oltrepassato il limite, la vita apparentemente perfetta di Tyler comincia a mostrare le prime crepe, e la tragedia è pronta a consumarsi.

 

Emily (Russel) e Tyler (Harrison Jr.) sono due fratelli afroamericani di buona famiglia e “Waves” di Trey Edward Shults, presentato in concorso alla Festa del cinema di Roma, è la loro storia.

Il film è diviso in due parti: una incentrata sul giovane, che pratica il wrestling, ha una fidanzata che ama ma è anche sottoposto dal padre a un forte controllo, l’altra sulla ragazza e sui contraccolpi che ha su di lei il fratello. Il titolo, che in Italia significa onde, rende bene l’idea dell’altalena emotiva a cui vanno incontro i personaggi.

L’estetica del film – tipica produzione della A24 – è densa di panoramiche, flares (flash colorati) e di colori accesi contrapposti a ombre che inghiottono i protagonisti. Questo, insieme ai movimenti di camera incerti, descrivono visivamente l’incertezza dei percorsi dei fratelli. E qui l’estetica si lega alla narrazione, la forma alla sostanza.

Tyler si perderà nell’ossessione per lo sport e per la fidanzata, soprattutto quando perderà entrambi. Emily dovrà ricostruire la propria vita e se stessa in seguito a un forte trauma, a una notte che cambierà entrambi. Dunque, ad onde va avanti la loro esistenza, incerta, insicura, come quella di chiunque altro.

Se “Waves” non convince è prima di tutto per la divisione troppo netta tra le due parti, e tra le due storie. Quella di Emily risulta più debole e meno interessante, e così quando Tyler resta fuori campo il ritmo si diluisce e con lui l’interesse. Un progetto con del potenziale, ma con una struttura narrativa non vincente.

 

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Sofia Peroni
Classe 1996, marchigiana d’origine, studia comunicazione a Roma e ha trovato il modo di coniugare la passione per il cinema e quella per la scrittura... Come? Scrivendo sul e per il cinema dal 2015. Ha all'attivo diverse esperienze sul set, con registi del calibro di Matteo Garrone, e sogna un giorno di veder realizzato il suo film.

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