“Wolf call – Minaccia in alto mare”: un’opera prima densa e immersiva

Il regista francese esordiente Antonin Baudry dirige una storia adrenalinica e ricca di colpi di scena

Un film di Antonin Baudry. Con François Civil, Omar Sy, Reda Kateb, Mathieu Kassovitz, Paula Beer, Etienne Guillou-Kervern. Drammatico, 115′. Francia 2019

L’analista acustico dall’udito eccezionale Chanteraide si ritrova, con il sottomarino su cui presta servizio, nel mezzo di un’operazione pericolosa al largo della Siria. Lo scopo della missione è recuperare un gruppo di soldati in attesa sulla spiaggia. Ma la tensione monta, le cose si complicano e Chanteraide commette un errore di cui dovrà rispondere davanti ai suoi superiori. Una serie di eventi catastrofici, che rischiano di spingere l’Europa in una guerra nucleare, lo obbligano però a risalire a bordo. E questa volta la missione è davvero impossibile.

 

Avviso ai naviganti (spettatori): se soffrite anche lievemente di claustrofobia o attacchi di panico pensateci bene, prima di vedere “Wolf call – Minaccia in alto mare”! Se invece amate le spy story, preparatevi a sorprendervi nello scoprire come i cugini francesi possano essere all’altezza dei maestri yankee del genere.

L’esordiente Antonin Baudry firma infatti una pellicola capace di stupire e appassionare lo spettatore fin dalle prime scene, trasportandolo in un’avventura tesa, avvolgente, scandita da continui colpi di scena.

Al thriller politico ambientato nel mondo dei sommergibili il film unisce una convincente componente umana ed emotiva, che si sviluppa nel focus sulle vite dei personaggi coinvolti.

Il regista offre anche, tra le righe, un’interessante quanto angosciante lezione di politica internazionale, mettendo in scena una storia adrenalinica ma credibile e realistica. Merito anche del cast, talentuoso e naturale.

Le maggiori criticità di “Wolf call – Minaccia in alto mare” stanno nell’eccessivo tecnicismo e formalismo della sceneggiatura che alla lunga si rivela noiosa, e che sfianca lo spettatore, facendogli perdere parte del gusto puramente commerciale del film.

Poco azzeccato anche il finale, che occhieggia troppo apertamente al cinema a stelle e snatura l’identità della pellicola. In ogni caso si esce dalla sala e si torna a respirare, quasi si fossero passate le ultime ore in apnea…

 

Il biglietto da acquistare per “Wolf call – Minaccia in alto mare” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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