“You”: la recensione della seconda stagione della serie Netflix

Cambio di ambientazione da New York a Los Angeles ma soliti, vecchi "vizietti" per Joe...

Una serie ideata da Greg Berlanti, Sera Gamble. Con Penn Badgley, Ambyr Childers, Victoria Pedretti, Jenna Ortega, James Scully, Carmela Zumbado, Elizabeth Lail, Zach Cherry, Shay Mitchell.
Drammatico. USA. 2018-in produzione

 

Dove eravamo rimasti, dopo le prime 10 puntate della serie Netflix “You”? Ah sì: il bel librario Joe Goldberg (Badgley) era intento a preparare la vetrina dove esporre il romanzo dell’amata Beck (Lail) quando inaspettatamente gli si presentava davanti Candace (Childers), la sua ex.

Peccato che Candace, come Beck, doveva essere morta, uccisa proprio da Joe, inquietante stalker e assassino nascosto dietro le sembianze del principe azzurro.

L’attesa per la seconda stagione era alta, dopo che Netflix aveva deciso di continuare nonostante LifeTime si fosse sfilato dal progetto; tante le domande che il pubblico si è posto in questo lungo anno – Joe pagherà per i suoi crimini? Candace vorrà giustizia o semplicemente vendetta? Cosa succederà tra i due?

Ebbene il primo colpo di scena arriva nella prima scena, quando ritroviamo il protagonista non più a New York bensì a Los Angeles, impiegato in un negozio polifunzionale di stampo biologico-salutista. Si, il buon Joe è riuscito in modo rocambolesco e decisamente poco credibile a fuggire da Candace (ce lo mostrerà uno dei tanti, troppi flashback).

Nonostante Joe sia, teoricamente, un uomo in fuga rimane una persona “diversamente curiosa” e desiderosa di trovare il vero amore, una ragazza da proteggere e “salvare”, secondo il suo particolarissimo codice di comportamento.

La seconda stagione di “You” si differenzia drammaturgicamente della prima per il numero di personaggi femminili che non soltanto interagiscono con il protagonista, ma hanno una loro indipendenza artistica e caratteriale, e contribuiscono allo sviluppo dell’intreccio.

Qui siamo davanti a un racconto a più voci, oserei dire collettivo, in cui il nostro Joe si trova paradossalmente ad assumere il ruolo di spalla o spettatore della vicenda, dandoci l’opportunità di apprezzare il talento e la personalità delle donne del cast: Victoria Pedretti, Ambyr Childers, Carmela Zumbado e Jenna Ortega.

Dieci episodi con un respiro narrativo più ampio e meno ripetitivo rispetto ai primi. La struttura narrativa presenta continui colpi di scena e cambi di prospettiva capaci di alimentare la curiosità dello spettatore, nonostante resti l’impressione di avere davanti una versione corretta e non sempre necessaria di “Dexter” (che viene anche citato a più riprese).

Funzionale il passaggio di ambientazione da New York a Los Angeles. Intrigante il finale, che attualizza “Delitto e castigo” e il suo messaggio che nessun crimine è esente da punizione. E nel caso di Joe anche di una dantesca legge del contrappasso…

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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