“Zalava”: un film atipico e originale, ambientato negll’Iran del 1978

Arsalan Amiri dirige un horror psicologico più che spaventoso, angosciante e nervoso

Un film di Arsalan Amiri. Con Navid Pourfaraj, Pouria Rahimi Sam, Hoda Zeinolabedin, Baset Rezaei, Shaho Rostami, Fereydoun Hamedi, Zahed Zandi, Saleh Rahimi. Drammatico, 93′. Iran 2021

1978, gli abitanti di un piccolo villaggio chiamato Zalava sono convinti che un demone sia tra loro. Un giovane sergente che indaga sul caso decide di arrestare l’esorcista che tenta di scacciare il demone dal villaggio. Ma improvvisamente si ritroverà bloccato in una casa maledetta con la sua amante e gli abitanti del villaggio, credendoli entrambi posseduti, cercheranno di dare fuoco alla casa.

 

Dall’Iran arriva forse il film più interessante sul piano creativo, controverso sul piano narrativo e ambizioso in chiave politica tra quelli presentati nell’ambito della 36° Settimana internazionale della critica (no, la sua vittoria del Gran Premio non mi ha sorpreso, per una volta). 

“Zalava” di Arsalan Amiri è atipico e originale. Affronta temi come il misticismo, l’ignoranza e più in generale la paura dell’ignoto, che non passano mai di moda, diciamo la verità. 

L’Iran di questo film è quello di fine anni ’70, precedente alla rivoluzione islamica. La popolazione vive per la maggior parte in piccoli villaggi, sotto il giogo della polizia e in condizioni di estrema povertà. A Zalava, a peggiorare le cose, c’è la presunta presenza di un demone. Anche se il sergente chiamato a indagare pensa si tratti solo di sciocche superstizioni…

Incrocio tra “L’esorcista” e “La casa stregata”, il film non è pensato tanto per far sobbalzare lo spettatore sulla poltroncina ma piuttosto per instillargli una sensazione di inquietudine e forti dubbi (che si sciolgono solo sul tragico finale).

Il regista Arsalan Amiri è bravo a costruire e dirigere un horror psicologico, nervoso, angosciante, capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo almeno fino a metà. La prima parte è ricca di cambi di prospettiva e suggestioni, molto avvincente. La seconda, che avrebbe dovuto risultare risolutiva, scivola invece nel melò e non è molto coerente con quanto visto in precedenza.

Comunque “Zalava” resta nel complesso un film intrigante, sperimentale al punto giusto e passibile di più chiavi di lettura. Un film stimolante. 

 

Il biglietto da acquistare per “Zalava” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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