“Anora”: una dark comedy davvero dark, senza esclusione di colpi

Sean Baker dirige e sceneggia un film davvero riuscito, con un ottimo cast e battute salaci

Un film di Sean Baker. Con Mikey Madison, Yuriy Borisov, Ivy Wolk, Lindsey Normington, Karren Karagulian. Dramma, 138′. USA 2024

Anora detta Ani è una ballerina erotica americana di origine russa esperta in lap dance che porta i clienti nei privé offrendo loro servizi extra a pagamento. Un giorno nel locale dove lavora arriva Ivan, un ragazzo russo che pare entusiasta di lei e dei suoi molti talenti. Il giorno dopo la invita a casa sua, e Ani scopre che il ragazzo vive in una mega-villa ed è figlio unico di un oligarca multimiliardario. Le cose fra i due vanno così bene che Ivan porta Ani a Las Vegas e là le chiede di sposarlo. Ma i genitori di lui non sono affatto d’accordo, e mandano una piccola “squadra di intervento” a recuperare il figlio dissennato.

 

È sconfortante ma realistico notare come, nel 2024, alcune professioni vengano ancora considerate “meno dignitose” di altre. Come se si potesse stilare una classifica di modi più o meno giusti, di guadagnarsi il denaro in modo onesto. Voi cosa dite, una ragazza che lavora in uno strip club ha diritto di sognare l’amore della vita e la felicità oppure no?

“Pretty Woman” di Garry Marshall ha fatto sognare milioni di persone con la storia tra la squillo e il ricco uomo di affari. E Sean Baker, con il suo “Anora”, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes, avrà sicuramente avuto in mente il celebre precedente – non è un caso che ne citi un iconico scambio di battute (“Avrei accettato per duemila”, “Sarei arrivato a quattro”) e ne recuperi l’imperativo della protagonista di non baciare sulla bocca i suoi clienti.

Mikey Madison e Mark Eydelshteyn non saranno Julia Roberts e Richard Gere ma sono molto bravi a tenere la scena, sorrettti anche da una sceneggiatura che dà ampio spazio allo sviluppo dei personaggi – che sembrano tipi già visti e rivisti e invece non sono mai così tanto scontati – e crea una bella empatia con lo spettatore.

Anora detta Ani (Madison) è una ballerina di lap dance che offre ai clienti anche servizi extra. Grazie alla conoscenza della lingua russa, la ragazza viene richiesta da Ivan, pronto a sborsare migliaia di dollari pur di avere con lei una sorta di esclusiva. Inizialmente tra i due ci sono degli appuntamenti a ore, poi un’intera settimana da “finta ragazza” a Las Vegas.

Per Ivan si tratta di un passatempo, per Ani qualcosa inizia a cambiare. La favola sembra trasformarsi in realtà, quando lui le propone di sposarlo, per ottenere la green card e evitare il ritorno in Russia. Ma la famiglia è tutt’altro che felice di questo ennesimo colpo di testa e invia “una squadra di intervento” per recuperare il pargolo dissennato…

Tra commedia romantica e caccia all’uomo, Sean Baker sceglie un tono leggero, scanzonato e divertito per rimarcare il senso di impunità e strafottenza dei giovani russi ricchi, che vivono in un perenne Paese dei balocchi, senza senso della misura o della decenza. Tutto l’opposto della vita normale di persone come Ani, che si guadagnano da vivere onestamente. E non hanno paura di lottare e urlare per ottenere un rispetto che sarebbe loro dovuto.

“Anora” è un film godibile, leggero, ironico, ma capace anche di affrontare tematiche serie nel corso della sceneggiatura. Il suo pregio maggiore è di non privilegiare lo sviluppo dei personaggi rispetto all’azione o viceversa, ma di farli procedere di pari passo, quasi una la diretta conseguenza dell’altro. 

Il montaggio concitato, la sceneggiatura ben congegnata, infarcita di battute davvero spassose, e l’ottimo cast fanno il resto. Non una sorpresa assoluta, quindi, che la giuria presieduta da Greta Gerwig abbia deciso di premiarlo.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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