“Imprevedibili sprazzi di paternità”: recensione del libro di Chabon

Rizzoli pubblica questa raccolta di pensieri e considerazioni su cosa significhi essere genitori oggi

L‘anno prima di pubblicare il suo romanzo d’esordio, il futuro premio Pulitzer Michael Chabon si ritrova a parlare, a una festa, con uno scrittore affermato, che gli dà un consiglio non richiesto: “Non fare figli. La legge della vita è tutta qui”.

A vent’anni di distanza, dopo quattro figli fatti e numerosi libri pubblicati, è a questo scambio di battute che Chabon affida l’apertura della raccolta Imprevedibili sprazzi di paternità, edita da Rizzoli, una meditazione estrosa ed elegante – niente di meno rispetto a quanto ci ha abituati il suo sguardo obliquo e sempre centrato – su cosa significhi essere genitori oggi.

C’è, in questa sottile e impagabile collezione di pensieri, che prende spunto da episodi autobiografici, un tentativo sincero e meditato di mettersi in ascolto dei propri figli, di guardarli e capire quale sia il limite dell’intervento, delle parole da usare, della libertà da dare.

Imprevedibili sprazzi di paternità” è un libro provocatorio, che spinge a riflettere e, a volte, anche a ridere su queste situazioni quotidiane e normali, che potremmo aver vissuto in prima persona. Una raccolta che ha il passo e la consistenza del romanzo.

Tra i passaggi più esilaranti, il racconto di quando ha portato il figlio alla Men’s Fashion Week di Parigi, le pagine dedicate alla figlia quindicenne, i passaggi in cui racconta la sua passione per Edgar Allan Poe e Mark Twain, le sue avventure di “libertino” in t-shirt. Sì perché a un certo punto Chabon passa, da padre, a raccontarsi come figlio. Le sue sono le confessioni di un uomo che lotta da sempre per un mondo migliore, e che qui si mette a nudo.

 

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