“Maestro”: un biopic onesto, che racconta un artista e sua moglie

L'opera seconda da regista di Bradley Cooper è classica nello stile, e impeccabile nella tecnica

Un film di Bradley Cooper. Con Bradley Cooper, Carey Mulligan, Maya Hawke (II), Matt Bomer, Booch O’Connell. Biopic, drammatico, 129′. USA 2023

Dal momento in cui Leonard Bernstein piomba sul palcoscenico della Carnegie Hall, a soli 25 anni, a condurre per la prima volta la New York Philarmonic, cosa che farà per una leggendaria tenitura decennale, la sua ascesa è inarrestabile. Accanto a lui, durante la lunghissima carriera in cui alternerà l’attività di direttore d’orchestra a quella di compositore (anche per film drammatici come “Fronte del porto” e musical come “West Side Story”) a quella di insegnante e studioso della musica, c’è la moglie Felicia Cohn Montealegre, che condivide ogni sua passione ma mal tollererà le sue relazioni omosessuali.

 

Alla sua seconda esperienze dietro la macchina da presa, dopo il successo del 2018 con “A star is born”, Bradley Cooper decide di portare alla luce e sul grande schermo la storia di Leonard Bernstein (Cooper stesso), il primo compositore statunitense a essere ammesso nell’olimpo dei direttori d’orchestra, e di sua moglie (Mulligan).

“Maestro” è un’opera onesta che non nasconde i difetti più grandi della vita del suo protagonista, e Cooper è impressionante nel ruolo. L’attore, infatti, si è immerso nel progetto a ogni livello creativo, realizzando un film affasciante e sontuoso.

Carey Mulligan brilla letteralmente nel ruolo della moglie di Bernstein, l’attrice Felicia Cohn Montealegre. Il personaggio del film (che, biografia alla mano, sembra discostarsi dalla persona reale) almeno inizialmente non pose freni alla sessualità del marito, permettendogli di stringere relazioni con altri uomini e di esprimersi quindi a 360°.

Perché “Maestro” è la storia complessa di un uomo che non riuscì mai a stabilire un confine netto la sua vita private e la sua arte, un uomo che sembrò prosperare nell’ambiguità. E Cooper è davvero bravo nel portare sullo schermo, fedelmente, ogni suo gesto e ogni singolo movimento. E nel mostrare questa sua ambivalenza di fondo. 

La componente tecnica, poi, è una gioia per gli occhi e per le orecchie. Il regista sceglie all’inizio un formato vecchio stile e il bianco e nero per raccontare gli anni ‘40 e ‘50, salvo poi virare su colori vivaci e proporzioni diverse per introdurci agli anni successivi, a un’epoca diversa. La musica è chiaramente protagonista.

Insomma, “Maestro” è un’opera tecnicamente impeccabile e stilisticamente classica. I contenuti non sono per tutti, ma la maestria di Cooper come regista – e la sua bella interpretazione – potrebbero aiutare i più a superare il gap.

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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