“Scrittori e amanti”: recensione del romanzo di Lily King edito da Fazi

Il racconto contemporaneo di una trentenne alla ricerca della sua stabilità, emotiva e non

marcel Proust sosteneva che “ogni lettore, quando legge, legge se stesso”. È quasi impossibile, quando si legge un libro, in modo particolare un buon libro, non ritrovare qualcosa di noi stessi nei personaggi o nella storia, e non proiettare qualcosa di noi in quello che abbiamo davanti.

Questo, come ho detto, vale soprattutto per i buoni libri. E sicuramente succede con Scrittori e amanti” di Lily King, in uscita oggi per Fazi. Un romanzo che racconta in modo incredibilmente vivido cosa significa avere trent’anni, non avere ancora chiaro quale sia il proprio “posto nel mondo” e soprattutto essere assillati da molti tipi di paure. 

Casey ha fatto un patto con se stessa: non pensare ai soldi e al sesso, almeno al mattino. Appassionata di letteratura e aspirante scrittrice, si è indebitata per pagarsi gli studi e ora si ritrova a vivere in una stanzetta ammuffita e a lavorare come cameriera. Rimane però aggrappata al sogno che quasi tutti i suoi vecchi amici hanno ormai abbandonato e, con ostinata determinazione, ogni mattina scrive.

Di recente ha perso la madre, con la quale aveva un rapporto di confidenza profonda e che rappresentava, sebbene vivesse dall’altra parte del paese, la sua unica ancora affettiva. E infine, gli uomini: reduce dall’ennesima relazione fallita in maniera inspiegabile, Casey incontra due scrittori che cambieranno le cose. Da una parte c’è Silas, giovane poeta gentile e sognatore spiantato quanto lei; dall’altra Oscar, maturo padre di famiglia, autore affermato prigioniero del proprio talento…

La protagonista Casey è un personaggio credibilissimo, l’ho scritto in apertura. Quello che mi ha colpita di più è il modo con cui Lily King è riuscita a rendere direi quasi tangibili la sua sofferenza psicologica per la morte della madre, quella fisica causata dagli attacchi di panico, quella esistenziale che la attanaglia costantemente.

Pagina dopo pagina è come se il suo dolore fosse il nostro dolore, le sue ansie le nostre ansie. È bellissimo e spaventoso al tempo stesso, quando un libro riesce ad agire sulla tua stessa vita, ad andare oltre la pagina e trasformarsi in qualcosa di reale. Ad avere un peso e un’influenza. “Scrittori e amanti” lo fa sicuramente. E leggendo, ad esempio, mi sono riscoperta molto più ipocondriaca di quanto pensassi…

Nonostante il dettato a tratti ironico, la normalità di certe situazioni (il libro è anche il racconto di una metropoli come Boston e di due storie d’amore) e quello che possiamo considerare come una sorta di lieto fine, questo non è decisamente un romanzo leggero. Tutto l’opposto. È un romanzo impegnativo, emozionante e toccante. È un romanzo che fa soffrire e spinge a mettere in discussione.

È anche un romanzo faticoso da leggere, a tratti, perché in certi momenti i dolori e le ansie di Casey sembrano davvero troppo da sopportare – considerando il fatto che, come tutte le persone di questo mondo, abbiamo già le nostre ansie e i nostri dolori, da portarci dietro.

Ma alla fine, leggerlo vale la pena. Perché “Scrittori e amanti” è anche una lettura catartica, attraversata da una vena ottimistica che non sempre sembra esserci, ma c’è. E alla fine, proprio come Casey, si finisce per sentirsi meglio, almeno un pochino; per respirare un po’ più liberi. 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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