“The Shrouds”: un Cronenberg sorprendente per un film sulla perdita

Vincent Cassel interpreta l'alter ego del regista, che esorcizza sullo schermo i suoi demoni

Un film di David Cronenberg. Con Vincent Cassel, Diane Kruger, Guy Pearce, Sandrine Holt, Al Sapienza. Thriller, 116′. Canada, Francia 2024

Rimasto vedovo di Becca da quattro anni, Karsh ha faticosamente trovato il modo di elaborare il lutto, benché in maniera peculiare. Grazie ai suoi ingenti mezzi finanziari ha fondato una società, GraveTech, che fabbrica sudari speciali, che permettono di riprendere con videocamere i defunti e di farli osservare post mortem ai congiunti attraverso un dispositivo elettronico. Soprattutto Karsh può così osservare Becca in ogni momento, anche da morta. Nel frattempo il cimitero GraveTech dove è sepolta la donna subisce un atto di vandalismo e di hacking informatico, apparentemente riconducibile a un gruppo di eco-terroristi islandesi. Maury, cognato di Karsh, e Terry, sua ex moglie e sorella di Becca, identica a lei tranne per carattere e acconciatura, pensano che siano coinvolti servizi segreti russi e cinesi, interessati alle potenzialità strategiche offerte dai sistemi GraveTech.

 

David Cronenberg probabilmente si è stancato di leggere e ascoltare frasi come “un horror alla Croneberg” e affini in relazione alle sue opre e per questo, al Festival di Cannes 2024, ha deciso di portare un film molto diverso da quello che tutti si aspettavano.

“The Shrouds” è un storia cupa, nera, come lo sono il dolore di una perdita, e l’elaborazione del lutto in seguito alla scomparsa dell’amata moglie. Una pellicola che va guardata in senso introspettivo e biografico, secondo me, sospendendo, almeno in parte, le “classiche” categorie che utilizziamo di solito per giudicare. 

Il film mette in scena le ossessioni dell’uomo Cronenberg, cercando di dare loro un contesto narrativo. Il risultato, al di là di qualche idea “intrigante” – come la catena di ristoranti dentro i cimiteri, o la app per seguire il deterioramento del corpo del defunto comodamente sul proprio smartphone – è deludente.

Per esorcizzare le proprie paure e raccontare quello che è stato il proprio travaglio interiore, il regista ha scelto Vincent Cassel come alter ego cinematografico. Cassel si è generosamente buttato nell’impresa, producendo, paradossalmente, un’interpretazione abbastanza piatta, priva di guizzi e soprattutto poco empatica. Anche Diane Kruger, nel doppio ruolo di Becca/Terry, è rimasta bloccata in questo cortocircuito creativo-personale del regista.

Insomma, un film da guardare come il lungo addio alla persona amata e un monito a non cedere alle paranoie e alle ossessioni derivanti dal dolore. I fan di Cronenberg forse rimarranno delusi, ma il maestro del body horror tornerà sicuramente a spaventarci in futuro…

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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