“Barbie”: trash e critica sociale si sposano in un mondo rosa confetto

Margot Robbie e Ryan Gosling ironici, iconici e insuperabili nel nuovo film di Greta Gerwig

Un film di Greta Gerwig. Con Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Kate McKinnon, Michael Cera. Commedia, 114′. USA 2023

Barbie Stereotipo vive a Barbieland, dove ogni cosa è color confetto (prevalentemente rosa) e ogni giorno è il più bello di tutti. Improvvisamente viene assalita da pensieri di morte, e i suoi piedini perennemente sulle punte diventano piatti. L’unica a poterla consigliare sul da farsi è Barbie Stramba, quella su cui qualche bambina annoiata si è accanita, e che vive in parziale isolamento dando buoni consigli alle Barbie perfette (visto che a nessuna interessa il suo “cattivo esempio”). Barbie Stramba spedisce Barbie Stereotipo nel mondo degli umani, alla ricerca della bambina che, con i suoi pensieri tristi, sta rischiando di gettarla in una crisi esistenziale. Se riuscirà a trovare “la bambina che gioca con lei e interferisce con la sua bambolità”, recupererà i piedini a punta e la testa sgombra di complicazioni tristi e melense. Al suo fianco, come un clandestino, spunta Ken, da sempre innamorato di lei: un compagno che Barbie dà per scontato e dunque tratta come uno zerbino. Riusciranno Barbie e Ken a ritornare vittoriosi dal mondo degli umani?

 

In qualsiasi ambito, esiste un “prima” e un “dopo” un momento che ha segnato uno spartiacque epocale, che ha cambiato il panorama per sempre. È stato così anche nel mondo dei giocattoli, e più nello specifico in quello delle bambole…

“Fin dalle notte dei tempi le bambine hanno giocato con le bambole, avendo come massima aspirazione quella di diventare brave casalinghe. Poi, nel 1959, è arrivata la prima Barbie: bella, bionda, perfetta, stereotipata. Barbie ha cambiato tutto, ispirando milioni di donne a diventare altro, senza mai arrendersi, creando le condizioni per un mondo governato da tante Barbie illuminate”.

Questo divertente prologo, raccontato dalla voce narrante femminile, mi è stato quasi sufficiente per spazzare via gran parte dei miei dubbi e pregiudizi sull’atteso “Barbie” di Greta Gerwig, sceneggiato con il compagno di vita regista Noah Baumbach.

“Barbie” è a oggi uno dei risultati più alti – convincente, ironico e ben strutturato a livello narrativo e registico – di quello che può produrre l’incontro tra il genere trash e la critica sociale.

Tutti sono felici, nel magico mondo di Barbieland, dove ogni giorno è gioioso e perfetto. Ma ecco che proprio Barbie Stereotipo (Robbie) comincia a essere assalita da pensieri di morte, non è più capace di stare sulle punte dei piedi senza appoggiare il tallone e mostra segni di cellulite sulle cosce.

Insieme a Ken, innamorato di lei ma non corrisposto e dato per scontato, dovrà entrare nel mondo degli umani – rinunciando alle immancabili scarpe col tacco, magari? – per capire l’origine di questi problemi esistenziali…

A mio avviso è proprio nel passaggio di personaggi tra i due piani, con l’avvio dei contatti tra bambole ed esseri umani – in particolar modo con i buffi ma cinici manager della Mattel – che gli sceneggiatori sono riusciti a creare un divertente e provocatorio cortocircuito di ruoli e prospettive, che finirà per cambiare tutto.

La mentalità ingenua ma pulita degli abitanti di Barbieland viene infettata da quella terrestre. Per la prima volta nella sua vita Barbie prova la sgradevole e umiliante sensazione di essere considerata solo un pezzo di carne. Ken, dal canto suo, pensa di aver trovato nel patriarcato la soluzione a tutti i suoi problemi e organizza con i compagni un colpo di stato…

Il film della Gerwig gioca con il pubblico, alternando passaggi leggeri e quasi grotteschi ad altri molto più profondi e concreti, ma inserendo il tutto in un contesto sempre ironico, adatto alla storia e al personaggio in questione.

Margot Robbie è l’attrice giusta per il ruolo: tra sorrisi e superficialità dà credibilità a questa Barbie in crisi esistenziale, e conferma di possedere talento, presenza scenica e soprattutto una discreta dote di auto-ironia.

Ryan Gosling è davvero sul pezzo, rubando persino la scena alla collega in diversi passaggi. Un bel salto di qualità per l’attore! E merita una menzione speciale anche America Ferrera che nel ruolo di una madre single amante di Barbie regala al pubblico un sentito e accorato monologo sulla condizione femminile.

Per concludere, Greta Gerwig, Noah Baumbach, Margot Robbie e Ryan Gosling hanno tutti vinto la loro scommessa registica/ autoriale/ recitativa. Certo, i pronostici erano già a loro favore. D’altra parte lei può essere tutto ciò che vuole. Lei è Barbie!

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