“Dirty Difficult Dangerous”: quando l’amore è atto di resistenza ai soprusi

L'opera seconda di Wissam Charaf è una soap opera in salsa libanese, piuttosto dimenticabile

Una scena di "Dirty Difficult Dangerous" (2022)

Un film di Wissam Charaf. Con Darina Al Joundi, Ziad Jallad, Clara Couturet, Rifaat Tarabay, Kawsie Chandra. Drammatico, 83′. Francia, Italia, Libano 2022

A Beirut, i percorsi di due outsider si intrecciano in un amore reso difficile dalla città e dalle condizioni di vita. Ahmed è un rifugiato che viene dalla Siria, pieno di metallo in corpo e che cerca di sopravvivere come può rivendendo materiali di recupero. Mehdia è una ragazza etiope che lavora come badante presso una famiglia che la tratta da schiava. I due si incontrano in rapidi attimi rubati, si danno conforto e progettano una fuga insieme.

 

Certo, mentre parlavo pensavo che inaugurare la 19° edizione delle Giornate degli Autori con un film che si intitola “Dirty Difficult Dangerous” potrebbe apparire un po’ masochistico. Ma sono certa che il film vi trasmetterà sensazioni positive».

Con queste parole, il direttore artistico Gaia Furrer ha chiuso il suo intervento alla conferenza stampa di presentazione della pellicola di apertura delle Giornate, non immaginando che il vostro cinico e acciaccato inviato le avrebbe poi riprese, per la sua recensione.

Mi dispiace per la Furrer e le sue speranze (disattese), ma il titolo del film è purtroppo profetico per inquadrare la caratura artistica e drammaturgica dell’opera. Eppure, al contempo, non sufficiente. Dopo la visione, infatti, si ha la tentazione di aggiungere qualche altro aggettivo: noioso, banale, insipido.

“Dirty Difficult Dangerous” non entra in lizza per l’ambito premio di “Spira Mirabilis” dell’edizione 2022 della Mostra del cinema perché il regista Wissam Charaf, pur presentando una soap-opera in salsa libanese con l’ambizione di raccontare le difficoltà vissute dai rifugiati siriani e dai migranti africani messi all’indice dalla società, ha evitato quantomeno la drammatizzazione dei toni.

La storia di lotta e resistenza con protagonisti Ahmed e Mehdia viene infatti “arricchita” dall’elemento romance, che strizza l’occhio alle simpatie del pubblico e per certi versi alleggerisce l’atmosfera, ma può poco sul risultato finale. Il film risulta uno scialbo miscuglio di generi, con solo alcuni passaggi degni di nota.

Avremmo voluto essere solidali e venire coinvolti dalla storia dei due protagonisti, un rifugiato siriano e una badante etiope, outsider nella Beirut di oggi, ma con tutta la buona volontà non ci siamo riusciti. Le emozioni, infatti, arrivano al pubblico in modo quasi attutito. Il cinema libanese può fare sicuramente di meglio!

 

Il biglietto da acquistare per “Dirty Difficult Dangerous” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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