“Guardiani della Galassia Vol.3”: gran finale tra ironia, azione e sentimenti

James Gunn chiude il cerchio con la sua strampalata squadra di outsider in modo perfetto

Un film di James Gunn. Con Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Karen Gillan, Pom Klementieff. Azione, 150′. USA 2023

I Guardiani della Galassia continuano a rendere più ospitale la loro base, la struttura spaziale chiamata Knowhere, dove tra le altre cose diffondono anche buona musica. Peter Quill è però inconsolabile per la perdita di Gamora, che è ancora in vita ma in una versione proveniente da una diversa linea temporale, dove non ha mai avuto alcuna relazione con gli altri. Il capo della squadra è così in preda ai fumi dell’alcol quando i Guardiani vengono attaccati da Adam Warlock, che riesce a ferire gravemente Rocket. I tentativi di curare il geniale procione falliscono, perché è stato installato in lui un sistema di sicurezza che ne impedisce ogni alterazione. Per salvarlo i Guardiani dovranno risalire alle origini di Rocket e affrontare il suo creatore: l’Alto Evoluzionario, un essere quasi divino deciso e creare una razza perfetta per popolare la propria utopia.

 

Dopo “Ant-Man and the Wasp: Quantumania” (qui la nostra recensione), che non ha aperto la Fase cinque del MCU con i consensi generalizzati che ci si poteva aspettare, è il momento per casa Marvel di salutare uno dei segmenti più interessanti e riusciti della sua filmografia…

“Guardiani della Galassia Vol. 3” inizia su una nota sdolcinata: Rocket – a cui nell’originale presta la voce Bradley Cooper – canticchia “Creep” dei Radiohead mentre suona sullo Zune che ha preso in prestito dall’espatriato terrestre Peter Quill (Pratt).

I Guardiani sono sulla struttura spaziale Knowhere, trasformata nella loro piuttosto confortevole base operativa. Dopo l’attacco di Adam Warlock (Poulter) con conseguente grave ferimento di Rocket, la squadra intraprende una nuova missione che li porta nel mondo dell’Alto Evoluzionario (Chukwudi Iwuji), un uomo con un complesso divino che vuole costruire una società perfetta, attraverso crudeli esperimenti di eugenetica.

Il terzo e conclusivo capitolo dei Guardiani della Galassia è di fatto l’origin story di Rocket: una favola nera toccante, dove il nucleo emotivo della questione viene affrontato di petto, in modo efficace e credibile. Una pellicole ricca di azione, umorismo e sentimenti.

Strutturalmente, il film si muove avanti e indietro nel tempo, tra la missione del presente e i flashback sull’origine del geniale procione nel passato. Non manca naturalmente la storia d’amore – unilaterale – tra Peter e Gamora (Saldaña), che ancora non ricorda il suo passato romantico con Star-Lord.

Nove anni fa James Gunn ha preso una banda di sbandati, marginali nell’universo Marvel, e li ha resi irresistibili, portando avanti una narrazione autonoma, ben distinta da quella globale del MCU. “Guardiani della Galassia Vol. 3” è il finale perfetto per questo gruppo, uno dei migliori film Marvel degli ultimi anni. La dimostrazione che tutto funzioni meglio, quando ci si lascia trasportare dal cuore. Anche in campo super-eroico.

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