“L’Uno”: un’opera originale, sulle fragilità e le insicurezze umane

Adattamento di un fortunato spettacolo teatrale del 2018, una storia in tre mini-atti

Un film di Alessandro Antonaci, Stefano Mandalà, Daniel Lascar, Paolo Carenzo. Con Elena Cascino, 
Matteo Sintucci, Stefano Accomo, Anna Canale, Alice Piano. Drammatico, 92. Italia 2020

Da quattro mesi nei cieli di tutto il mondo è apparso l’Uno, un oggetto volante non identificato, che sovrasta e condiziona dall’alto la vita di tutti. Compresa quella di Marta e Tommaso, che organizzano una festa di capodanno a cui partecipa il miglior amico di lei, con la sua ultima conquista, una ragazza francese conosciuta la sera prima… Ai quattro si aggiunge anche Cecilia, sorella della padrona di casa, incinta di tre mesi, accompagnata da un amico. Chiusi in una stanza, senza contatti con l’esterno, i rapporti si incrinano sempre di più, le tensioni si acuiscono, i ricordi riaffiorano e la mezzanotte e si avvicina. E cosa ne sarà di loro? Dei loro rapporti? Delle loro famiglie? Delle loro vite? Cosa ne sarà del mondo, minacciato dall’Uno? E se l’Uno non fosse mai arrivato?

 

L’uomo propone, Dio dispone, recita un vecchio detto. Ma che accadrebbe se, anziché dall’intervento divino, la vita di tutti noi fosse sconvolta da un evento inaspettato, misterioso, potenzialmente letale? Difficile non pensare al Covid, vero?

Ebbene, astraiamoci un attimo dalla situazione attuale, e immaginiamo che “l’evento inaspettato” non sia la pandemia ma un oggetto volante non identificato, comparso all’improvviso nei nostri cieli. Come reagiremmo? Riusciremmo, nel nostro piccolo, a non farci condizionare? E che farebbe il Governo? Chissà, magari imporrebbe un bel coprifuoco dalle ore 18.00…

“L’Uno” è nato come spettacolo teatrale a fine 2018, e ha riscosso un buon successo di pubblico. Questo ha spinto la stessa compagnia teatrale che l’ha messo in scena a tentare la via dell’adattamento cinematografico. Un azzardo creativo premiato, paradossalmente, dagli eventi accaduti in questo disgraziato 2020.

La notte di San Silvestro, nel loro loft/bunker si ritrovano Marta e Tommaso – lei architetto nevrotica e pignola, lui studente fuori corso costretto a subire le continue sfuriate della compagna -, Cecilia, la sorella di lei, incinta e accompagnata da un amico, e Giulio, il migliore amico della padrona di casa, con la sua ultima conquista.

In che modo l’apparizione dell’Uno ha condizionato la vita della coppia e di tutti gli altri? Lo spettatore osserva l’evolversi tragicomica della serata, provando inevitabilmente una sorta di empatia nei confronti dei sei personaggi.

“Immaginate una favola moderna dalle sfumature pirandelliane: sei personaggi in cerca della propria identità e stabilità emotiva, una cena di fine anno, un evento critico esterno incontrollabile e tanta solitudine. Uno è chi queste persone vorrebbero essere; Nessuno è chi sono in realtà; Centomila come gli altri li vedono”, si legge nella nota di regia. 

Sono abbastanza d’accordo nell’avvicinare la sceneggiatura alla visione dell’umanità che aveva Pirandello. Ma data la divisione in tre mini-atti caratterizzata da continui flashback in cui scopriamo il passato dei personaggi, mi piace immaginare “L’Uno” anche come una sorta di riscrittura apocalittica e intimista del celebre “Sliding doors”. 

Nonostante gli sforzi in fase di (ri)scrittura, il film risente inevitabilmente della sua origine teatrale e risulta convincente solo a tratti. Lo spettatore fatica a mantenere alta l’attenzione per tutta la visione, accusando la presenza di alcuni passaggi piuttosto lunghi e prolissi.

Il cast è nel complesso affiatato e credibile, le rispettive performance vengono sorrette da dialoghi fitti e convincenti e dall’ambientazione chiusa e quasi claustrofobica. Manca però quel qui in più anche sul versante recitativo. 

Evitare i problemi o fingere di stare bene non serve. “L’Uno” dimostra ancora una volta come, anche in uno scenario apocalittico, tutti i nodi vengono al pettine. E nel farlo dipinge con toni malinconici l’affresco delle nostre fragilità, contraddizioni e insicurezze.

 

Il biglietto da acquistare per “L’Uno “ è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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