Nichi arriva con il buio, Sara Zelda Mazzini

A dieci anni dalla morte del suo ex fidanzato una donna racconta la storia alla sorella adolescente di lui, che non ha avuto il tempo di conoscerlo davvero. Greta ha quattordici anni quando conosce Nicola in occasione di una vacanza al mare, i due si incontrano ogni estate nella medesima località di villeggiatura portandosi appresso nuovi bagagli di vita reale: Greta ha i genitori separati e presto arriva anche una sorellina, la stessa cosa accade in seguito a Nicola; due esistenze speculari a trecento chilometri di distanza unite da un filo fragilissimo di fiducia e speranza. La storia di Greta e Nicola è contrastata di volta in volta da personaggi gelosi, orgogliosi, insicuri e disperati, ma soprattutto da loro stessi. Tra concorsi di bellezza e quiz televisivi la vicenda è l’occasione per ricostruire un decennio di storia italiana dal punto di vista di una generazione, a favore di chi quella generazione non l’ha mai vissuta.

 

Fatemi iniziare con una premessa, croce e delizia di queste mie ultime recensioni: recensire un libro come questo, una storia come questa, non è affatto facile. Non certo per mancanza di spunti o di stimoli, chiariamoci. Le cose da dire sarebbero tantissime, lo stile dell’autrice – che autopubblica anche questa sua storia, dopo “I Dissidenti” (qui potete leggere la recensione su Parole a Colori), e che secondo me, invece, meriterebbe una casa editrice di spessore alle spalle, un’enorme fama per quello che riesce a fare con la penna e l’immaginazione, tutti i benefici di diventare un nome conosciuto – è unico e meraviglioso, eppure le sensazioni che dà leggere il racconto di Greta, la sua storia di formazione e distruzione che è legata a doppio filo con quella di Nichi/Nicola… sono qualcosa che raccontare non è facile.

Questo libro parla alla nostra parte profonda, o almeno, ha parlato alla mia parte profonda di giovane donna nata sul finire degli anni ’80. Andando avanti nella lettura si ritrovano tanti elementi di un passato che appare lontanissimo, ma che in effetti è solo dietro l’angolo – dai jukebox nei bar alle sale giochi luogo di incontro dei giovani, dalle vacanze viste come un periodo magico/terribile, con la compagnia che si riuniva e le dinamiche, rimaste in sospeso per un anno, che riscattavano, alle prime uscite per locali.

Ma più delle immagini sono le emozioni a rappresentare il tratto distintivo della storia. Le pagine sono pervase da un profondo senso di nostalgia, di tristezza, di abbandono. Si finisce di leggere che davvero si ha lo stomaco chiuso per il dispiacere e l’angoscia, come se a vedere la giovinezza della protagonista, e del suo amore-nemesi Nichi, esaurirsi e ridursi in cenere, anche per noi il tempo dei giochi fosse ormai finito.

Tecnicamente il libro è una lunga lettera/confessione scritta in prima persona da Greta alla sorella di Nichi, nata quando il ragazzo era ormai adulto e che per questo non lo ha potuto conoscere. Iniziando dal loro primo incontro sull’isola, quando Nichi e Greta sono ragazzini, questo lungo sfogo ripercorre gli anni uno per uno, con gli incontri estivi, le incomprensioni, la caduta finale.

Uno degli elementi più interessanti, come accennavo prima, è il fatto che il libro non si limiti a gettare luce su pochi mesi tra giugno e agosto, ma racconti la vita della protagonista nella sua crescita, e nella sua vita, di tutti i giorni. Così facendo torniamo a respirare l’aria di un passato che spesso tendiamo a dimenticare, riscoprendo cosa voleva dire vivere ed esplorare le relazioni quando non c’erano skype e wathsApp e per restare in contatto bisognava scriversi o chiamarsi con il telefono fisso dal salotto di casa, magari alla presenza dei genitori.

Si potrebbe essere tentati di considerarla “una storia di ragazzini”, o comunque un’epopea declinata in chiave giovane e giovanile. Anche se lo sguardo con cui ci troviamo a guardare il mondo che cambia è quello di una persona giovane, Greta, in realtà c’è ampio spazio per analizzare anche gli adulti, i genitori, che si dimostrano imperfetti così come lo sono – e lo saranno poi – i loro figli. Da un certo punto di vista è un pensiero che consola, dall’altro fa infuriare – perché se una ragazzina cresce avendo come punto di riferimento un padre eterno adolescente, come potrà avere un modello sano e centrato di mascolinità? E poi di coppia e di famiglia?

A ben guardare, da giovani tutti respingiamo l’idea di star vivendo in un eterno circolo vizioso, dove quello che è stato si ripropone all’infinito. La respingiamo perché non riusciremmo a vivere sapendo che le nostre scelte, le nostre azioni, che mentre le facciamo ci sembrano così tanto rivoluzionarie e progressiste, in realtà non sono che la brutta copia o il calco di qualcosa che è già stato. I nostri genitori sono il termine di paragone su cui confrontiamo la bontà delle nostre decisioni – più ci allontaniamo da loro, più siamo vincenti. Poi quando cresciamo ci accorgiamo di essere identici a loro, se non peggio.

Ecco, il Nichi di queste pagine, che non capiamo come possa attrarre la protagonista perché non ci sembra mai bello né affascinante, e soprattutto perché non fa mia niente per risultare sotto una buona luce, il Nichi di cui vediamo più pregi che difetti lungo tutto il corso del libro, alla fine si sublima come una sorta di eroe romantico e maledetto: con la sua dipartita, almeno, non è costretto a soccombere a questo dato di fatto a cui invece, prima o dopo, soccombiamo tutti. Vorremmo essere diversi da chi è venuto prima di noi ma non lo siamo mai davvero – o mai abbastanza.

Nichi arriva con il buio, come dice il titolo, cioè quando vuole lui. Ed esce di scena allo stesso modo.

Un libro bello, struggente, che fa riflettere. Un libro ben scritto, che punge e pizzica a ogni pagina. Una lettura che non è estiva nella definizione che diamo al termine oggi – come se i libri da leggere in vacanza dovessero essere per forza leggeri, banali, scontati – ma lo è perché profuma di mare, dell’aria di un campeggio su un’isola dove tutto sembrava possibile. Un libro per ritrovare i noi stessi più giovani, o più folli.

Comunque un libro da leggere.


 

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