“Oppenheimer”: un biopic articolato e complesso in perfetto stile Nolan

Tre linee temporali per raccontare il padre dell'atomica, uomo e scienziato scomodo

Un film di Christopher Nolan. Con Cillian Murphy, Emily Blunt, Robert Downey Jr., Matt Damon, Rami Malek. Biopic, 180′. USA 2023

È il 1926, J. Robert Oppenheimer è un giovane studente di fisica presso l’università di Cambridge ed è così ossessionato dall’ascoltare la lezione del professore ospite Niels Bohr che, per ripicca verso l’insegnante che lo fa ritardare, arriva a un piccolissimo passo dal compiere un gesto irreparabile. È il 1954, Oppenheimer si sottopone a una serie di udienze private dove cerca di difendersi dalle accuse di comunismo, per conservare il proprio accesso allo sviluppo di progetti top secret. È il 1958, Lewis Strauss affronta un pubblico dibattimento per dimostrare la propria idoneità come Segretario del commercio di Eisenhower, ma in questa circostanza viene riesaminato il suo rapporto con Oppenheimer. In mezzo c’è naturalmente la cronaca dell’ascesa del protagonista, dai dipartimenti di fisica americana alla direzione del laboratorio di Los Alamos, dove darà vita alla prima bomba atomica.

 

Sui libri di scuola tutti abbiamo visto immagini di repertorio degli effetti devastanti della bomba atomica, lanciata dagli Stati Uniti sulle città di Hiroshima e Nagasaki per costringere il Giappone alla resa senza condizioni sul finire della seconda guerra mondiale.

Il mondo è cambiato, dopo gli eventi del 6 e 9 agosto 1945, e la prospettiva sulla guerra non è stata più la stessa. L’uso dell’arma nucleare ha segnato sicuramente una spartiacque, ma invece di spingere i Paesi verso la pace ha aperto la stagione della corsa agli armamenti e alla “guerra fredda”.

Christopher Nolan, con il suo nuovo film, che arriverà nelle sale il 23 agosto, si concentra sulla figura di J. Robert Oppenheimer, padre della bomba atomica e responsabile del segreto “progetto Manhattan” .

“Oppenheimer” è un biopic atipico, complesso, articolato, caotico come il suo protagonista, che prende nettamente le distanze da altri due film di genere incentrati su illustri scienziati: il John Nash di “A beautiful mind” (2001) e l’Alan Turing di “The imitation game” (2014).

Chi è stato, davvero, Oppenheimer? Uno scienziato geniale, scomodo e libero? Un leader carismatico e lungimirante capace di convincere esimi colleghi a lavorare insieme per vincere la corsa contro i colleghi nazisti nel realizzare l’atomica? Oppure l’uomo travolto dai sensi di colpa del dopoguerra?

È difficile se non impossibile per lo spettatore inquadrare e comprendere il personaggio interpretato, magistralmente, da Cillian Murphy. Nolan gioca con tre linee temporali e narrative, partendo dalla carriera universitaria, passando al periodo come responsabile del progetto Manhattan, selezionato dal colonnello Leslie Groves (un ottimo Matt Damon), e infine quello che è successo dopo la guerra.

Per il pubblico non c’è un momento di respiro, in questo tourbillon di eventi, dialoghi e incontri che abbracciano sia la sfera pubblica che quella privata di Oppenheimer. Si resta avvolti e spiazzati, come il regista chiaramente voleva, ma allo stesso tempo manca la necessaria cornice per comprendere a pieno le scelte di Nolan.

È che molto della vita del personaggio è stata passata sotto silenzio o affrontata in modo sbrigativo. E lo spettatore medio farà anche fatica a seguire i passaggi decisivi della costruzione dell’atomica, l’evoluzione psicologica del protagonista dopo il bombardamento delle città giapponese e il suo declino voluto dalla politica.

Le due donne dello scienziato – la comunista dalla mente fragile Jean Tatlock e Katherine, che sarebbe poi diventata sua moglie e la madre dei suoi due figli – sono interpretate rispettivamente da Florence Pugh ed Emily Blunt, che non toccano grandi picchi (anche penalizzate dalla sceneggiatura piuttosto didascalica).

Insomma, Oppenheimer ha contribuito in modo decisivo a porre fine alla seconda guerra mondiale o ha consegnato agli Stati Uniti un’arma di distruzione di massa? Nolan non prende posizione né azzarda un giudizio morale, ma spinge lo spettatore alla riflessione sulle scelte compiute dall’uomo prima ancora che dello scienziato in un passaggio decisivo quanto terribile per la storia dell’umanità.

Un film ambizioso, visionario, complicato, a tratti noioso magari, ma comunque meritevole di essere visto anche solo per conoscere quest’uomo fuori dagli schemi, uno scienziato poco incline a osservare le regole, che ha segnato in modo indelebile la nostra storia e il futuro del mondo.

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