“Comedians”: una riflessione intelligente sul mondo della comicità

Il nuovo film di Gabriele Salvatores, nonostante la buona prova del cast, non è per tutti

Un film di Gabriele Salvatores. Con Alessandro Besentini, Francesco Villa, Natalino Balasso, Marco Bonadei, Walter Leonardi, Giulio Pranno. Commedia, 96′. Italia 2021

Il proprietario di un club di periferia, un agente immobiliare e suo fratello, un muratore e un impiegato delle ferrovie si incontrano al corso serale di stand-up comedy di Eddie Barni per prepararsi ad un’entrata in scena da tempo attesa. Verrà ad assistere allo spettacolo Bernardo Celli, il talent scout che offrirà ad uno di loro un ingaggio nella sua agenzia Artisti e manager e un contratto per il suo programma comico in prima serata tv. Quei 58 minuti prima del debutto saranno l’occasione per confrontarsi sulla reciproca idea di ciò che fa ridere e ciò per cui vale la pena intraprendere il mestiere di comico.

 

Mai come questa volta ho avuto grandi difficoltà ad assegnare il mio biglietto. L’Omaggio (con riserva) a “Comedians” di Gabriele Salvatores è stata una scelta sofferta, fatta sulla base di personali sensazioni, emozioni e valutazioni che il pubblico ribalterà al cinema.

Nel mondo pre-pandemico il film sarebbe probabilmente uscito in inverno, e avrebbe avuto un passaggio festivaliero. Il Covid ha stravolto i piani del regista, impegnato anche nella pre-produzione di “Casanova”, obbligandolo a un cambio radicale di strategia. “Comedians” è arrivato in sala il 10 giugno, con il nobile quanto coraggioso intento di dimostrare che il cinema italiano è capace di ripartire e ripopolare le sale.

Eppure questo non è un film per tuti. Non è divertente, non è frizzante, non è “nazional popolare”, nonostante il cast di volti noti. È una storia malinconica, realistica, autentica su quanto sia difficile emergere nel mondo dello spettacolo e della recitazione.

“Comedians” racconta le paure e i sogni di sei uomini, desiderosi di dare un calcio a una vita triste e povera grazie al loro presunto talento. Una “guerra tra poveri”, dove per ottenere il risultato, ovvero l’ingaggio, non si guarda in faccia nessuno.

Salvatores dimostra ancora una volta di essere un regista coraggioso ed eclettico, capace di mettersi in gioco fuori dalla sua comfort zone. L’adattamento cinematografico della drammaturgia di Trevor Griffiths si può ritenere complessivamente riuscito sul piano della scrittura, che risulta fluida, coerente, incisiva.

Nonostante questo, io personalmente ho avuto più di una difficoltà a trovare la chiave di lettura giusta per avvicinarmi e comprendere l’intreccio e soprattutto l’impianto registico del film.

“Comedians” è tutto giocato su dialoghi fitti e scambi diretti e continui tra i personaggi – ognuno magistralmente caratterizzato sul piano umano e psicologico. Sei uomini estremamente diversi ma che sognano tutti di cambiare vita impegnati in un confronto cinico e spietato.

Nonostante la forte carica emotiva della storia, il film vive di troppi stop and go. Ci saremmo aspettati maggiori brio e freschezza, e una malinconia meno ingombrante soprattutto dalla coppia Ale e Franz, che appare invece molto frenata.

Natalino Balasso e Christian De Sica, nemesi artistica ed esistenziale uno dell’altro, sono assolutamente credibili e convincenti. I due attori incarnano visioni antitetiche della comicità: “alta” e autoriale il primo, senza fronzoli né poesia il secondo.

Il giovane Giulio Pranno, dopo un inizio alquanto eccessivo e fuori contesto, riesce a prendere le misure al suo personaggio, imponendosi sulla scena e diventando con merito e personalità il vero perno della storia.

Cosa resta, alla fine di “Comedians”? Nessun vincitore, se mai vari gradi di sconfitti. E la consapevolezza che anche nella nostra vita “normale” spesso siamo chiamati a scegliere tra l’opzione più vantaggiosa e quella più giusta. Come gli aspiranti comici, che quanto meno hanno potuto contare su un Maestro del calibro di Eddie Barni.

 

Il biglietto da acquistare per “Comedians” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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